sabato 26 gennaio 2019

Nevermore: "Dreaming Neon Black" (1999)

26 gennaio 1999, esce "Dreaming Neon Black", il terzo lavoro da studio di una delle band più originali e inimitabili in campo metal, i Nevermore, nativi della patria del grunge, Seattle. 


(il disco completo si può trovare qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_ntTa1UX31yS4Ne3o_LtqPeIW0r4_M49WE)

"Dreaming Neon Black" è un caso a parte nella discografia dei metallari americani Nevermore, un concept basato su eventi recenti che coinvolsero il frontman del gruppo Warrel Dane. L’anno passato, l’ex fidanzata del cantante lo lasciò per entrare in una setta facendo perdere le proprie tracce per molto tempo, fino al drammatico epilogo, il suicidio di lei, annegata fra le acque di un fiume. Neon Black nel gergo della polizia americana è il termine che si usa per indicare una persona scomparsa, presumibilmente morta. Da questa vicenda Dane trasse ispirazione per tessere il filo conduttore di ogni pezzo presente sul disco.

Vengono temporaneamente accantonate quelle tematiche a sfondo politico e sociale che avevano segnato l’immaginario dei Nevermore, e il mood dei brani si fa più decadente e sofferto, intriso di cadenze doomy e ritmi cadenzati gothicheggianti. Anche la band plasma la propria sezione ritmica, abbandonando in parte i tecnicismi dei precedenti lavori (maturati soprattutto con "The Politics of Ecstasy") per produrre pezzi più diretti e d’atmosfera, con l’ingresso in formazione dell’ex-Forbidden Tim Calvert al posto del defezionario Pat O’Brien (passato recentemente agli onori di cronaca per motivi extramusicali tragi-grotteschi): vengono adottate metriche circolari tipiche del thrash evoluto di fine anni ’80, in cui i riff vengono tessuti gli uni sugli altri dalla sua chitarra e da quella di Jeff Loomis, principale songwriter e anima ritmica pulsante del gruppo. 

L’intro "Ophidian" (in cui vengono recitati versi tratti dal film "Il Signore delle Illusioni" di Clive Barker) fa da apristrada all’opener "Beyond Within", pezzo martellante dall’atmosfera plumbea e disperata, il produttore Neil Kermon esagera con l’equalizzazione dei bassi rendendo i suoni ancora più opprimenti (sarà l’ultima volta che la band si affiderà a lui come produttore), Dane offre una prestazione vocale emotivamente molto intensa, remissiva e rabbiosa, così come fa per le seguenti  "I Am The Dog", "The Death of Passion", "Poison Godmachine" e "The Fault of the Flesh". 

La title track è la gemma oscura, pezzo sofferto e sognante dall’umore tetro e avvilito, in cui partiture acustiche si avvicendano a deflagrazioni metalliche. Il brano vede la partecipazione della cantante Christine Rhodes, nelle vesti del fantasma dell’ex compagna di Dane la cui voce riecheggia dall’aldilà. Gli assoli di Loomis, ottimi come sempre, sono quanto di più struggente, malinconico e coinvolgente si sia sentito in campo thrash metal da molto tempo a questa parte. 

La soffusa "The Lotus Eaters" sconfina e invade i confini del gothic metal, il brano in questione fa riferimento implicito alla sedicente setta - i mangiatori di loto secondo la mitologia greca erano un popolo che viveva su un’isola, fuggiti dal mondo, e sta a indicare un gruppo di persone che si è creato un’esistenza artificiale priva di turbamenti e preoccupazioni. Uno dei pezzi più “lenti” e introspettivi scritti da Dane & Co. senza dubbio. 

Atmosfere grigissime e funeree le troviamo in "Cenotaph" (un monumento sepolcrale eretto in ricordo dei morti), composizione che rievoca un certo doom decadentista tipico dei My Dying Bride. 

L’album procede a districarsi fra la lapidaria "Deconstruction" (il punto di rottura di sopportazione del dolore di Dane e il conseguente crollo nervoso) e il climax sinistro e mistico dell’ottima "All Play Dead". 

"No More Will" è punta di diamante del disco assieme a "Dreaming Neon Black", introdotta da un tanto malinconico quanto bellissimo arpeggio, il pezzo possiede dei riff memorabili che supportano una prestazione al vetriolo di Dane per intensità e doti interpretative, davvero coinvolgenti le linee vocali che lo sventurato cantante tesse sulla sezione ritmica. 

La conclusiva, breve, "Forever" è il tragico epitaffio del concept, anche questa volta il singer si supera tirando fuori tutta la sua rassegnazione. Un capolavoro ineguagliato, dalla cui folta coltre di disillusione, sofferenza e pessimismo non filtra nemmeno un raggio di luce. 

Da questo momento Dane sprofonderà in un vortice di alcool e antidepressivi da cui non si rialzerà mai più definitivamente. "Dreaming Neon Black" rappresenta il tassello più oscuro di una discografia di livello assoluto.

- Supergiovane

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...