sabato 5 gennaio 2019

Creedence Clearwater Revival: "Bayou Country" (1969)

Il 5 gennaio di cinquant'anni fa esce "Bayou Country", disco della consacrazione di un quartetto di musicisti di El Cerrito, nella San Francisco Bay Area.
I quattro musicisti erano i Creedence Clearwater Revival. La canzone che li portò al vertice del successo era "Proud Mary".



Reduci dal buon successo del loro disco d’esordio eponimo nel ’68, i Creedence Clearwater Revival approcciarono l’anno seguente carichi di idee: il quartetto californiano rilascerà ben tre dischi nel corso del ’69, grazie ai quali consolideranno una posizione di culto nel “root” rock d’oltreoceano.

Alla tensione creativa, come è d’uopo, si affianca quella tra i membri della band. Il cantante e chitarrista John Fogerty impone la sua visione sui restanti componenti del gruppo che, a suo dire, “volevano fare tutto, scrivere, cantare, arrangiare… mentre io semplicemente non volevo tornare a lavare macchine”. Gli scazzi saranno una costante nella carriera della band, ma qui è ancora troppo presto per preoccuparsene, e comunque Fogerty, per quanto inesperto, sa benissimo cosa fare: nell’era delle interminabili sessioni psichedeliche e della diffusione delle droghe, lui prepara un disco di blues-rock conforme alla tradizione, pensando forse che qualcuno là fuori poteva ancora essere interessato ad ascoltare canzoni propriamente dette, invece che jam session destrutturate.

“Bayou Country” non verrà accolto entusiasticamente dalla critica, che rileverà come ai pezzi più riusciti del disco, quali “Born on the Bayou” e “Proud Mary”, non siano affiancati brani altrettanto validi.

Sicuramente c’è del vero in tutto questo: “Graveyard train” e “Keep on chooglin” sono dei lunghi, lunghi, lunghi blues svaccati che non brillano né per originalità né per trasporto e paiono lì per occupare un po’ di spazio in coda al lato A e al lato B, rispettivamente; a “Penthouse Pauper” non basta la straordinaria voce di Fogerty (STRA-OR-DI-NA-RI-A) per lasciare davvero il segno.

D’altro canto, un vero r’n’b movimentato come “Good golly miss Molly” è comunque sempre il benvenuto, e “Bootleg” non sfigurerebbe in nessun album della band.

I due pezzoni “Born on the Bayou” e “Proud Mary” sono un distillato di CRR, col loro ritmo ipnotico, le progressioni armoniche epiche e le chitarre emozionali. Impossibile, impossibile ti diciamo, o caro lettore, che un appassionato di rock non apprezzi brani come questi.

Senza condividere i sogni rivoluzionari che segnarono la loro San Francisco, i Creedence inseguirono i loro propri, di sogni, magari più modesti ma di sicuro forieri di frutti indimenticabili che, a inizio ’69, erano prossimi a vedere la luce.

- Spartaco Ughi

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