Dicembre è il mese dei dischi dalla data ignota: oggi è la volta di "Calabuig, Stranamore e altri incidenti", uno dei migliori album del cantautore milanese di origine napoletana Roberto Vecchioni, che quest'anno festeggia i quarant'anni dalla sua pubblicazione.
(LP completo disponibile qui: https://tinyurl.com/yd79su98)
Reduce dal grande successo di "Samarcanda",Roberto Vecchioni si prepara a realizzarne il seguito cambiando leggermente la squadra dei suoi collaboratori.
Rimangono a bordo il produttore Michelangelo Romano, l'arrangiatore Mauro Paoluzzi, anche chitarrista e batterista, la cantante Naimj Hackett e il bassista Billy Zanelli (del gruppo prog bergamasco Madrugada). Alle tastiere lascia, dopo diversi anni insieme, Paky Canzi, sostituito da Stefano Pulga; e al violino al posto di Angelo Branduardi abbiamo un altro ospite di eccezione, Lucio "Violino" Fabbri(collaboratore di Demetrio Stratos e nuovo membro della PFM).
"Calabuig, Stranamore e altri incidenti" prende il nome dal film antimilitarista "Calabuig" del regista spagnolo Luis García Berlanga (1956), ed è sicuramente uno dei migliori realizzati nella carriera di Vecchioni in quello che è stato il suo decennio migliore (1975-1984).
L'album presenta una sequenza di canzoni di folk rock tinto di progressive italiano, dal respiro musicale sufficientemente internazionale da poter competere con l'opera di cantautori simili all'estero come Cat Stevens o Murray Head. Buone le parti soliste di Paoluzzi, Pulga e soprattutto Fabbri, che colora in modo splendido "Il capolavoro", canzone post-apocalittica fra i momenti più struggenti del disco tutto.
Va detto che la qualità di canzoni e testi rimane elevata per tutto l'album: "Stranamore" lo apre con uno dei pezzi più famosi del cantautore milanese, che alterna brechtianamente bozzetti da pelle d'oca di personaggi elevati e umili, dal Marco Aurelio che muore di peste sul Danubio al proprio alter ego picchiato da una squadraccia fascista (siamo pur sempre nel 1978).
Proseguono le malinconiche e introspettive "Ninni" e "A te", mente "Sette meno uno" è una sorta di riscrittura ironica di "Samarcanda" che tratta attraverso una danza da campagna inglese un tema tipico del Vecchioni di quegli anni, la fuga 'dalla pazza folla', per usare una locuzione di Thomas Hardy che riprenderà un paio di anni dopo.
Oltre alla già citata "Il capolavoro", completano il disco le pregevoli "Il castello", altra ballata di sapore medievale che tratta il tema del distacco, confrontando la moglie di un cavaliere partito per la guerra con il ritorno del marito, permanentemente segnato dalla sua esperienza; e infine "L'estraneo" che chiude con una nota elevata "Calabuig", all'insegna del tema del viaggio, dell'odissea personale dell'uomo che vede il mondo e che perde per questo il contatto con gli affetti e la realtà del suo luogo di origine (in questo caso il padre morto, ancora una volta figura centrale come in tutto "Samarcanda").
Per chi non conosce Vecchioni, "Calabuig, Stranamore e altri incidenti" è certamente assieme a "Samarcanda" il luogo migliore dal quale partire per apprezzarne l'opera.
- Prog Fox
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