sabato 10 novembre 2018

Queen: "Jazz" (1978)

Oggi si festeggiano i quarant'anni di "Jazz", album dei Queen che conteneva questa canzoncina che ci pare proprio il modo giusto di ricordarlo.
Il disco non è dei migliori, ed è il disco che contiene, oltre a questa, "Bicycle Race", "Moustapha" e "Fat bottomed girls". Per dire il livello di questi quattro mattacchioni.




"Jazz" arriva in un momento particolare della carriera dei Queen, in un certo senso ne inizia una fase di declino dalla quale inizieranno a riprendersi soltanto nel 1981 grazie al successo di "Under Pressure", realizzata assieme all'amico-nemico David Bowie.

Certamente quando si parla di un gruppo immenso come i Queen, anche il declino resta qualcosa di sontuoso; eppure è evidente che vi sia stata una lieve fase calante dopo il capolavoro della carriera "A night at the opera" (1975). Il pur buonissimo "A day at the races" (1976) gli era inferiore, e ancora inferiore era "News of the World" (1977), che pure vedeva il quartetto britannico sfornare materiale del calibro di "We are the champions".

"Jazz" (che si riferisce al modo di dire inglese 'jazz' per 'stronzate', e non al genere musicale) prosegue la parabola discendente con un altro disco dai momenti sublimi alternati ad altri meno convincenti. Si tratta anche di un disco che, in linea con l'estetica dominante del momento, predilige brani brevi invece dei lunghi excursus multi-sezione, e pone un freno anche alle infinite sovrapposizioni vocali di Mercury (in continuità con quanto fatto l'anno prima, ma in modo ancor più radicale).

Mercury si concede una sola divagazione in tal senso, l'operetta in tre minuti "Bicycle Race", pezzo strepitoso con una ossessiva fuga di basso di John Deacon, assolo clownesco di May e riuscita alternanza fra can-can e hard rock (pezzo divenuto famoso anche per il video realizzato organizzando una corsa in bicicletta per un esercito di donne nude).

Il resto dei brani si divide fra riusciti momenti hard, come la sardonica "Moustapha" che apre l'album (Mercury che singhiozza frammenti di preghiere in tre lingue diverse, inglese, arabo e farsi), la laida "Fat bottomed girls" di May, suonata in accordatura di Re invece che di Mi, l'aggressiva "Dead on time", il power pop di "If you can't beat them" di Deacon, con un favoloso duetto di May con se stesso nel solo per oltre due minuti, o la devastante dichiarazione di prostituzione musicale di "Let me entertain you".

Gradevoli ma meno convincenti i pezzi melodici: le romantiche "Jealousy" e "In only seven days" o il tributo a Elvis (morto l'anno prima) "Dreamer's Ball" hanno certamente i loro momenti, ma sembrano più abbozzi, nobilitati perlopiù dalla voce incredibile di Freddie, così come la sincopata "Fun it" di Taylor, mentre la promettente "More of that jazz", posta in coda all'album, viene rovinata dall'inserimento inopportuno di estratti dalle altre canzoni del disco.

Dulcis in fundo, resta da citare uno dei pezzi più amati dei Queen, "Don't stop me now", che ancora passa in tutte le radio rock con discreta frequenza e che è stato utilizzato anche in diversi film come "Shaun of the Dead" (https://www.youtube.com/watch?v=F18-WFYzOQ4): un pezzo di power pop condotto dal piano scatenato di Mercury e dotato di un ritornello indimenticabile.

Insomma, "Jazz" non sarà il migliore disco dei Queen, anzi è sicuramente uno dei meno interessanti (e con la copertina più brutta), ma questo la dice lunga su cosa sia stato il quartetto composto da Freddie Mercury (voce, piano), Brian May (chitarre, voce), Roger Taylor (batteria, voce) e John Deacon (basso).

- Prog Fox

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