sabato 10 novembre 2018

Clash: "Give 'em enough rope" (1978)

Terzo disco che trattiamo oggi e che uscì il 10 novembre di quarant'anni fa è "Give 'em enough rope", il secondo album dei The Clash e uno dei meno conosciuti della band di Joe Strummer, Mick Jones, Paul Simonon e - infine - Topper Headon.



(il disco completo si può trovare qui:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kFfgbbjsC3dPyEQM8Ol0Tcgu7S1YJWZu4)

Perfezionata la formazione tipo - il cantante-chitarrista Joe Strummer, il chitarrista-cantante Mick Jones, il bassista Paul Simonon - con l'ingresso alla batteria di Topper Headon al posto del poco convinto Terry Chimes, i Clash si mettono in studio a lavorare al loro secondo album col produttore americano Sandy Pearlman (noto per il suo lungo rapporto di collaborazione coi Blue Oyster Cult, tant'è che Allen Lanier dei BOC compare al piano in una delle canzoni del disco).

Lo stile di produzione di Pearlman influenza i Clash, che realizzano qui il loro disco più hard: se la strepitosa, antemica "Safe European Home" è ancora ampiamente nel recinto del migliore punk rock, la successiva "English Civil War" con un altro cantante sarebbe quasi una precorritrice della new wave of british heavy metal, mentre l'ottima "Cheapskates" potrebbe facilmente essere riarrangiata come un pezzo dei Blue Oyster Cult stessi.

L'altra strada nel futuro dei Clash è però quella di "Tommy Gun", un altro eccellente pezzo che pur avendo una carica elettrica degna dei Ramones indica già quella combinazione di epos e malinconia che emergerà in maniera più melodica nel prossimo album "London Calling"; o quello di "Julie's in the Drug Squad", un sarcastico pezzo di r&r con il sopracitato Allen Lanier al pianoforte boogie che parla della più grande retata poliziesca di LSD avvenuta nel Regno Unito; o il pop punk malinconico "Stay free", cantato da Jones; o, soprattutto, il finale epico e struggente della potentissima "All the young punks", che non è diventato un inno generazionale per motivi più che sconosciuti, forse perché troppo profondo e consapevole per esserlo.

E allora diciamolo, "Give 'em enough rope" è davvero un ottimo disco e un degno seguito del loro esordio, pur essendo di fatto un disco di transizione fra la fase più classicamente punk e quella più sperimentale della carriera dei nostri eroi, anche perché un disco di transizione dei Clash è pur sempre un disco dei Clash.

Qui la scrittura di Strummer e Jones si fa più consapevole dei propri mezzi e inizia a osare. I risultati si vedranno con il capolavoro "London Calling" del 1979, uno dei più grandi dischi punk - e non solo - del tempo.

Ma questa è un'altra storia.

- Red & Prog Fox

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