Nel novembre di cinquant'anni fa usciva anche "Blues from Laurel Canyon", primo disco del bluesman inglese John Mayall senza i suoi Bluesbreakers, ma sempre con il fido Mick Taylor.
In seguito, Mayall si sarebbe trasferito negli Stati Uniti, proprio nel Laurel Canyon, mentre Taylor avrebbe sostituito Brian Jones nei Rolling Stones.
(disco completo con bonus track qui:https://www.youtube.com/ playlist?list=OLAK5uy_nuzE6 ZL_qhCNL9FI74ZiwqN6ZsDH4uG GE)
John Mayall è noto per essere uno dei maggiori promotori del blues in terra britannica, e anche per avere scoperto chitarristi come Eric Clapton, Peter Green e Mick Taylor, tramite la sua band più nota, i Bluesbreakers. Nel 1969 si stufa e decide che vuole andare a vivere in America, dopo una visita nella zona del Laurel Canyon dove incontra per esempio Frank Zappa e i Canned Heat.
Prima di prendere questa decisione, però, rientrato temporaneamente in Inghilterra mette insieme un gruppetto richiamando il fedelissimo chitarrista Mick Taylor, e arruolando il bassista Steve Thompson e il batterista Colin Allen. Quest’ultimo racconterà in varie interviste il modo di lavorare di Mayall: non si fanno prove, mai; si prende il gruppo, lo si butta in studio, gli si spiega la struttura delle sue canzoni e via, si incide un intero LP in tre giorni a getto continuo, poi il quarto giorno si mixa tutto.
La ricetta funziona anche questa volta, con Mayall – che, oltre a cantare con grande versatilità, suona armonica, organo e seconda chitarra – in grado di gigioneggiare alla grande in blues dal suono classicissimo, che siano pianistici come “Laurel Canyon Home” o da quartetto blues come “Ready to Ride” e “Someone’s acting like a child”.
Ma siamo nel 1968! Non si può fare un disco solo con bluesettoni classici, quindi per rendere il disco meno monotono servono anche canzoni con qualche twist, come “Vacation”, strumentale in stile psichedelico che apre il disco e in cui Allen spacca alla grande alle pelli, “2401” che ha elementi quasi rock’n’roll e vede Taylor esibirsi alla slide guitar, il suggestivo blues etnico nativoamericano “Medicine Man” o “The Bear”, che inizia citando Taj Mahal e poi diventa country blues intriso di boogie e solare atmosfera West Coast. “First time alone” ospita Peter Green alla chitarra in quella che forse è la canzone più suggestiva del platter.
Il bluesman si tiene poi il meglio per la fine, strabiliandoci con i nove minuti di “Fly tomorrow”, in cui il diciannovenne Taylor ci regala un assolo da olimpo del blues rock.
Mayall incide un altro disco in Inghilterra nel 1969 prima di partire per Laurel Canyon. Colin Allen va in Scozia per unirsi agli Stone the Crows di Maggie Bell. Mick Taylor intanto entra nei Rolling Stones al posto di Brian Jones, e ci rimarrà per cinque anni. Ma questa è un’altra storia.
- Red
John Mayall è noto per essere uno dei maggiori promotori del blues in terra britannica, e anche per avere scoperto chitarristi come Eric Clapton, Peter Green e Mick Taylor, tramite la sua band più nota, i Bluesbreakers. Nel 1969 si stufa e decide che vuole andare a vivere in America, dopo una visita nella zona del Laurel Canyon dove incontra per esempio Frank Zappa e i Canned Heat.
Prima di prendere questa decisione, però, rientrato temporaneamente in Inghilterra mette insieme un gruppetto richiamando il fedelissimo chitarrista Mick Taylor, e arruolando il bassista Steve Thompson e il batterista Colin Allen. Quest’ultimo racconterà in varie interviste il modo di lavorare di Mayall: non si fanno prove, mai; si prende il gruppo, lo si butta in studio, gli si spiega la struttura delle sue canzoni e via, si incide un intero LP in tre giorni a getto continuo, poi il quarto giorno si mixa tutto.
La ricetta funziona anche questa volta, con Mayall – che, oltre a cantare con grande versatilità, suona armonica, organo e seconda chitarra – in grado di gigioneggiare alla grande in blues dal suono classicissimo, che siano pianistici come “Laurel Canyon Home” o da quartetto blues come “Ready to Ride” e “Someone’s acting like a child”.
Ma siamo nel 1968! Non si può fare un disco solo con bluesettoni classici, quindi per rendere il disco meno monotono servono anche canzoni con qualche twist, come “Vacation”, strumentale in stile psichedelico che apre il disco e in cui Allen spacca alla grande alle pelli, “2401” che ha elementi quasi rock’n’roll e vede Taylor esibirsi alla slide guitar, il suggestivo blues etnico nativoamericano “Medicine Man” o “The Bear”, che inizia citando Taj Mahal e poi diventa country blues intriso di boogie e solare atmosfera West Coast. “First time alone” ospita Peter Green alla chitarra in quella che forse è la canzone più suggestiva del platter.
Il bluesman si tiene poi il meglio per la fine, strabiliandoci con i nove minuti di “Fly tomorrow”, in cui il diciannovenne Taylor ci regala un assolo da olimpo del blues rock.
Mayall incide un altro disco in Inghilterra nel 1969 prima di partire per Laurel Canyon. Colin Allen va in Scozia per unirsi agli Stone the Crows di Maggie Bell. Mick Taylor intanto entra nei Rolling Stones al posto di Brian Jones, e ci rimarrà per cinque anni. Ma questa è un’altra storia.
- Red
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