Il 23 novembre di quest'anno è uscito "Cease the Day", quinto album dei norvegesi In the Woods..., formazione che nella seconda metà degli anni novanta si è imposta come protagonista nel metal di avanguardia.
Dopo lo scioglimento del 2000 si sono riformati nel 2014, e ora pubblicano il loro ultimo lavoro. Solo il batterista Anders Kobro rimane dalla formazione originale, ma i nuovi arrivati, guidati dal cantante inglese James Hegarty, contribuiscono alla realizzazione di un ottimo disco che potremmo definire di 'vintage prog/black metal'.
(disco completo disponibile qui:https://www.youtube.com/
Riformatisi nel 2014 dopo essersi sciolti nel 2000, i norvegesi In the woods... hanno subito una doppia metamorfosi tellurica durante questa nuova fase della carriera. Alla riunione, infatti, avevano partecipato solo tre dei membri storici, il batterista Anders Kobro, il chitarrista Christian Botteri e il fratello e bassista Christopher Botteri. Non c'erano più il cantante Jan Kenneth Transeth, la cantante Synne Larsen, né alcuno degli altri chitarristi che si erano alternati fra 1992 e 2000 nella formazione, Oddvar A:M, deceduto nel 2013, Bjørn Harstad o Christer-André Cederberg.
Al terzetto di membri storici si erano aggiunti il chitarrista Kåre André Sletteberg e, soprattutto, il cantante-chitarrista-tasti
La nuova formazione non è durata molto, però: nel 2016, i fratelli Botteri se ne andarono, lasciando la proprietà del marchio al solo batterista Kobro. Kobro, Fogarty e Sletteberg reclutano così il chitarrista Bernt Sørensen, ed è questo quartetto che incide "Cease the Day", quinta fatica in studio del gruppo, che vede la luce il 23 novembre del 2018.
Sin dalle prime note, ci rendiamo conto di essere di fronte a un disco davvero valido, che si colloca in una gustosa via di mezzo fra il vintage prog dei Wobbler e l'avanguardia black metal degli Arcturus (tanto per citare gruppi loro connazionali). La produzione del gruppo è particolarmente adatto a chi ama il recupero delle sonorità rock degli anni settanta, collocandosi sulla scia delle formazioni che si richiamano a un misto di hard rock alla Sabbath/Purple e psichedelia aggressiva, come gli italiani Arcana 13 e Witchwood).
In più però c'è quel chiaro elemento black, usato con saggezza e parsimonia nel martellamento in doppia cassa di Kobro e nel growl efficace di Fogarty, che si conferma ottimo cantante. Tocchi folk si ritrovano poi nelle chitarre acustiche di Sletteberg e nelle semplici linee tastieristiche di Fogarty. Particolarmente gradito alle orecchie del vostro umile recensore il rifuggire dai valori di produzione e di atmosfera del black metal moderno, eccessiamente legati al dominio delle tastiere e alle influenze shoegazing (vedi An Autumn for Crippled Children e compagnia cantante).
Tutti i pezzi sono abbastanza estesi, andando dai cinque ai dieci minuti di durata, un tempo che però appare usato con intelligenza per esplorare fino in fondo le potenzialità di ogni composizone con un uso differente e variegato degli stessi ingredienti di base. Indubbiamente i brani migliori sono le due composizioni che aprono e chiudono l'album, "Empty Streets" e "Transcending Yesterdays", ma non c'è un minuto sprecato in un album che, pur senza solcare nuovi sentieri artistici, rappresenta una valida aggiunta al catalogo della band e uno degli ascolti migliori dell'anno nel genere.
- Prog Fox
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