lunedì 15 ottobre 2018

Toto: "Toto" (1978)

Quarant'anni fa oggi usciva "Toto", album di debutto dei Toto (ma va?). La formazione nacque da un gruppetto di sessionmen fra i più richiesti e famosi della scena rock 'corporativa' di Los Angeles. Avrebbero fatto strada.



(potete ascoltare il disco completo qua: https://www.youtube.com/watch?v=RssXdBxm_Tc)

I Toto fanno parte della scena di Los Angeles che anni dopo venne spregiativamente chiamata corporate rock o yacht rock, o, in termini più neutri, AOR: musica per trentenni bianchi della middle-upper class, nata dal tramutarsi dei giovani hippie spinelloni degli anni sessanta in yuppies reaganiani cocainomani. E qui ci riferiamo sia al pubblico che ai musicisti: Crosby, Stills & Nash, James Taylor, Boz Scaggs, gli Eagles, gli Steely Dan.

Mutevoli le opinioni di critica e pubblico su questi fenomeni: vendevano troppo per essere del tutto depennati, almeno dalla critica corporativa, quella più sensibile al denaro; naturalmente odiati dai punk e dai rocker più decisi (ce lo vedete un fan degli AC/DC o dei Judas Priest ascoltare il Crosby del 1978?).

Poiché però noi pregiudizi non ne abbiamo e pensiamo che la buona musica sia buona musica indipendentemente non solo da chi la fa, ma anche dai motivi per cui la fa, non abbiamo problemi a celebrare la nascita della band che ha in un certo senso sublimato e cristallizzato l’Adult Oriented Rock tramite la propria professionalità e soprattutto grazie alle capacità e alle ambizioni di un tastierista di nome David Paich.

David Paich, figlio del pianista, direttore e arrangiatore orchestrale croato-americano Marty Paich (diplomato in composizione al Conservatorio di Los Angeles, fu estremamente prolifico nel jazz e nella musica da film), dopo anni di lavoro come sessionman per i gruppi della scena losangelina, decide di mettere su un gruppo proprio basandosi su amici delle superiori che stanno lavorando come lui (e spesso con lui): i fratelli Jeff e Steve Porcaro, rispettivamente batterista e tastierista (anche loro figli d’arte, del percussionista Joe Porcaro) e il chitarrista Steve Lukather. I quattro assumeranno come bassista un altro amico sessionman, David Hungate, e come voce principale il cantante della Louisiana Bobby Kimball.

Nota bene: Paich e Jeff avevano 24 anni, i due Steve ne avevano 21. Hungate e Kimball due vecchi, avendo rispettivamente 30 e 31 anni.

Sulla scelta e il significato del nome ‘Toto’ si potrebbe scrivere un libro, e ogni componente originale del gruppo ha raccontato una storia diversa: è il nome del cane di Dorothy nel Mago di Oz; è la trascrizione fonetica di Toteaux, il vero cognome del cantante Kimball (fregnaccia inventata dal bassista Hungate); è presa dal latino “in toto” per indicare la natura variegata e onnicomprensiva della musica del gruppo; è un suono scelto perché breve e facile da ricordare in molte lingue; e ce ne saranno pure altre.

Sia come sia, il gruppo è formato da musicisti eccezionali, e con l’aiuto di un paio di amici sessionmen quali il percussionista Lenny Castro, incide un album quasi interamente composto da David Paich.

I Toto fanno fruttare la presenza di ben quattro cantanti (Paich, S. Porcaro, Kimball e Lukather), alternandoli nelle canzoni e costruendo armonie vocali di rilievo. Naturalmente il cantante più dotato è Kimball, voce straordinaria e immediatamente riconoscibile, che illumina due dei pezzi migliori del disco, il rock ottimista di “I’ll supply the love” e la straordinaria, grintosa “Hold the line”.

La musica dei Toto si colloca nell’ampia fascia che va dal power pop al soft rock, sfiorando appena tonalità prog (lo strumentale di apertura “Child’s Anthem”), jazz (la splendida “Georgy Porgy”, cantata da Lukather assieme alla cantante Cheryl Lynn), r&b ("You are the flower", composta da Kimball) e hard, queste ultime grazie soprattutto alla chitarra incisiva di Lukather, protagonista di alcuni assoli davvero notevoli ("Girl goodbye", “Rockmaker”, “Hold the line”). Non va poi dimenticata fra i brani di rilievo anche la bella ballata finale “Angela”.

"Toto" non fornisce chiavi di lettura originali agli anni settanta, né si caratterizza per impegno sociale o ambizioni intellettuali: i Toto non sono i Talking Heads o i Clash, né hanno alcuna intenzione di somigliare loro. Lo spazio in cui si muovono è quello del superbo manierismo di musicisti di eccezione che si trovano perfettamente a loro agio nelle convenzioni musicali della scena in cui operano, e ne usano le qualità per produrre un disco di eccezione. La differenza fra infondere le proprie idee nella musica altrui ed essere padroni del proprio destino non può essere più chiara di così.

- Prog Fox

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...