mercoledì 24 ottobre 2018

Sylosis: "Conclusion of an Age" (2008)

Dieci anni fa oggi usciva "Conclusion of an Age", album di debutto dei metallari britannici Sylosis, un esordio convincente e senza sbavature il cui merito va in gran parte al leader Josh Middleton, capace di trasformare in oro tutto quello che esce dalla sua sei corde.




(potete trovare l'album completo qua:https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_ke8e-8t94OQ55uMytfQ5g3y99AoU21CSc)

Il 24 ottobre di dieci anni fa usciva "Conclusion of an Age", interessante debutto degli inglesi Sylosis. La formula che propone la band non è nulla di così originale, una solida base di thrash old e new style, una fusione di bay arena e ibrido thrash/death swedish alla Soilwork per intenderci, con succulente influenze classiche e goteborghiane.

Perno del gruppo originario della terra d’Albione è il fenomenale chitarrista e leader Josh Middleton, attorno al cui smisurato talento e gusto melodico ruota l’intero processo compositivo. Ogni brano è ben strutturato da una sezione ritmica corposa, e chirurgica, ogni brano è legato al filo conduttore comune dell’album, ossia la disfatta della civilizzazione umana, sconfitta dal proprio processo evolutivo il cui risultato si è rivelato nocivo per l’equilibrio della vita terrestre, l’autodistruzione dell’uomo dettata da guerre, avidità, fanatismo religioso e noncuranza dei danni apportati al pianeta, e da qui la conseguente rinascita e il ritorno alle origini della terra.

La quieta intro "Desolate Seas" è solamente la calma prima della tempesta, in apertura troviamo la schiacciamacigni "After Lifeless Years" rappresenta in pieno quello che è lo stile adottato dal gruppo britannico, un connubio di pesante thrash, riff a incastro affilati come lame, un preciso e chirurgico drumming con frequenti accelerate condite della doppia cassa del buon batterista Rob Callard, il tutto combinato a un personale approccio melodico evocativo dall’umore dolente e austero, il cantante Jamie Graham alterna laceranti growl soffocati a strofe e refrain in clean vocal, come anche nel caso di "Trascendence", pezzo che poco si discosta dall’opener, e dove vengono palesate le influenze degli In Flames dei nineties. I meravigliosi assoli di Middleton contribuiscono a rendere il piatto davvero succulento.

L’apice delle impressionanti doti di Middleton viene raggiunto con l’epica "Last Remaining Light", il pezzo più lungo dell’album, dove il chitarrista britannico si impegna a eseguire una serie di assoli straordinari, per tecnica esecutiva e capacità di scrittura. Pezzo clamoroso.

Composizioni come "Teras", "Stained Humanity" e "Reflections Through Fire" sono rocciose cannonate cariche di groove, che strizzano l’occhio al migliore metalcore americano in voga in quegli anni, e che ormai aveva intrapreso la propria parabola discendente.

Un esordio convincente e senza sbavature il cui merito va in gran parte al proprio leader, capace di trasformare in oro tutto quello che esce dalle sue dita e dalle sue sei corde.

Ovviamente bisogna anche valutare che si tratta di una proposta certamente derivativa, a tratti prevedibile e che non inventa nulla di nuovo, nonostante ciò assolutamente godibile per gli appassionati del genere.

- Supergiovane

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...