martedì 23 ottobre 2018

Cream: "Goodbye" (1968)

"Goodbye" dei Cream - Band non fu pubblicato nel 1968, ma fu inciso comunque nell'ottobre di cinquant'anni fa, quando ormai Ginger BakerEric Clapton e Jack Bruce avevano deciso di non poterne più l'uno dell'altro. Sarebbe stato pubblicato a febbraio, con la band già sciolta da novembre.
Sei soli brani: tre dal vivo recuperati dai concerti di quell'anno, tre incisi in studio - uno per componente. Clapton compose questo pezzo assieme all'amico George Harrison, che ricambiò il favore di Clapton per "While my guitar gently weeps".



(album completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kC4CHteEJkqw9rPLOyrW-SGCJiYGMnZ5U)

Quando i Cream incidono "Goodbye", la decisione di concludere l'esperienza del terzetto di psycho blues più importante del secondo Novecento è già presa.

Eric Clapton (chitarra), Jack Bruce (basso) e Ginger Baker (batteria) non sono mai andati d'accordo, e il prezzo da pagare per produrre musica così potente e geniale è ormai troppo alto: decidono perciò di concludere l'esperienza incidendo un ultimo album e realizzando un ultimo tour.

L'album, intitolato significativamente "Goodbye", segue la struttura del loro penultimo disco, il doppio LP "Wheels of Fire", pur essendo un disco singolo: tre pezzi dal vivo e tre pezzi in studio, per un totale di appena 30 minuti di durata. Tutto considerato, quindi, non si può parlare di capolavoro, perché per quanto non ci sia un minuto da buttare di questi 30, il disco rimane essenzialmente una appendice del precedente.

Tutto ormai era già stato detto, ma come disco di addio "Goodbye" rappresenta il primo esempio del genere, così come i Cream rappresentano la prima grande band che si scioglie, e ne rappresenta uno degli esempi più alti.

"I'm so glad", cover di un pezzo di Skip James del 1931 e già inclusa nel disco di esordio del gruppo ("Fresh Cream", 1966), viene presentata in una versione dal vivo da oltre nove minuti che è semplicemente pazzesca, con i soli strepitosi di Clapton che sono un ossimoro di infuocata moderazione.

Seguono due buone versioni dal vivo di "Politician" e "Sittin' on top of the world". A conclusione della breve mezzora dell'LP giungono poi tre splendidi pezzi in studio, come sempre coadiuvati dal 'quarto Cream', il produttore, bassista e tastierista Felix Pappalardi.

Ad aprire la sequenza c'è uno dei capolavori assoluti della carriera tutta di Clapton, l'immortale "Badge", scritta assieme all'amico George Harrison (nello stesso periodo Clapton e Harrison realizzano per i Beatles "While my guitar gently weeps"): l'unico difetto di questo pop rock strabiliante, con un giro di ingresso al ritornello (e un ritornello) fra i più memorabili dei Sessanta inglesi, è la sua brevità.

"Doing that scrapyard thing" è il pezzo di Jack Bruce, con testo preparato dal solito Pete Brown, ed è un altro colpo da novanta. A chiudere la carriera dei Cream deve pensare Ginger Baker con la sua "What a bringdown", titolo piuttosto significativo ed esempio della fantasia ritmica del batterista, che ci proietta in una atmosfera paranoica dando un tono lievemente disturbante al nostro 'addio' del gruppo.

I Cream sono stati uno dei gruppi rock più importanti degli anni sessanta. Fondamentali per il passaggio dal blues rock britannico ai grandi generi degli anni settanta come hard rock, prog rock e, in misura minore, jazz rock, salutano il mondo del rock con "Goodbye".

Eric Clapton, Ginger Baker e Jack Bruce, però, hanno già le idee rivolte al futuro, un futuro del rock'n'roll (e non solo) che non potrà fare a meno di loro. Le loro opere e le loro collaborazioni, specialmente nel decennio successivo, resteranno di primaria grandezza, anche se fra i tre solo Eric Clapton rimarrà alla ribalta agli occhi del grande pubblico.

- Prog Fox

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