Tra il settembre e l'ottobre di cinquant'anni fa, un totale di 36 ore di registrazione per una spesa di 2'000 sterline frutta a quattro musicisti inglesi un contratto discografico per la pubblicazione del loro primo album, chiamato, proprio come la band, "Led Zeppelin".
Sarebbe stato pubblicato il 12 gennaio del 1969.
(il disco completo si trova qua:https://www.youtube.com/
Gli elementi del disco di esordio dei Led Zeppelin erano già lì quando lo registrarono: tutto stava a fonderli fra loro con il giusto amalgama.
Il blues rock aveva dominato gli anni sessanta in Inghilterra, e Jimmy Page (24 anni) era stato il chitarrista solista degli Yardbirds, uno dei principali esponenti del genere, dai quali appunto era sorta la sua nuova band. Il bassista John Paul Jones (pseudonimo di John Richard Baldwin, 22 anni) aveva lavorato come sessionman e arrangiatore in molta musica psichedelica. Il canto di Robert Plant (20 anni, di madre romani) si ispirava chiaramente a quello del primo grande urlatore, quel Roger Daltrey degli Who che creò la figura del cantante hard/metal moderno, sospeso fra delicatezza e acuti sgolati. John Bonham (20 anni), reciproco di Keith Moon, rappresenta con lui probabilmente il più importante e influente batterista del rock del decennio
Il suono di Jimi Hendrix era apparso fra 1966 e 1967 e cambiato per sempre la chitarra. Ma nessuna band aveva messo insieme acid rock e blues rock con questo livello di energia sonora.
La caratteristica rivoluzionaria dei Led Zeppelin, infatti, è quella di cancellare completamente ogni sfumatura di colore dalla musica. In tutti i precedenti tentativi di hard rock, dagli Steppenwolf agli Iron Butterfly, rimanevano come aspetto fondamentale le coloriture, da un uso folk-country delle chitarre acustiche a sottigliezze batteristiche, a uso di strumenti inusuali che rimandavano a forme musicali diverse (il vaudeville per i Beatles e i Kinks, la musica classica nelle letture bachiane dei Procol Harum). Qui il suono è come in bianco e nero: la batteria è complessa ma spinta sulla tonalità del mostruoso da Bonham (la sua importanza nello sviluppo del suono della band non può essere minimizzata), persino in una ballata acustica come "Babe I'm gonna leave you", i cui ritmi anomali sono affogati dalla foga marziale delle schitarrate di Page (unica eccezione, nel disco, resta la delicata digressione di chitarra acustica e tabla in "Black Mountain Side").
Da un lato, i Led Zeppelin ignorano completamente il proto-punk di Stooges, Velvet Underground ed MC5, riallacciandosi completamente alla tradizione blues di Willie Dixon e Howlin' Wolf (con citazioni letterali, peraltro, come "You shook me" e "I can't quit you baby"). Dall'altro, però il blues qui non è più né citazione o rielaborazione devota in contesti più o meno innovativi (come per Mike Bloomfield), nè trampolino di lancio per escursioni lisergiche (come per Jimi Hendrix) o per esplorazioni musicali collettive (come per Eric Clapton nei Cream), ma solo una base armonica sulla quale tracciare una visione musicale cupa, dalla quale trasuda un senso continuo di sopraffazione introversa, che talvolta cerca catarsi nel sarcasmo ("Good Times Bad Times", "Communication Breakdown", "How many more times"), ma più spesso si rifugia nella depressione, nella confusione, nella disperazione ("Babe I'm gonna leave you", "Dazed and Confused", "You shook me", "I can't quit you baby").
Un senso di rabbia repressa, come incapace di sfogarsi, permea molte delle tracce del disco e rappresenta la premessa indispensabile per interpretare gran parte del rock degli anni settanta, quel rock che non sarà più il segno della speranza in un futuro migliore (né della fuga dalla realtà dei giovani idealisti delusi che cercheranno nella nazione di Woodstock i propri beniamini musicali, come gli Who di "Tommy" o il John Lennon solista), ma un modo del tutto nuovo, una valvola di sfogo, per interpretare la realtà della generazione appena più giovane.
I Led Zeppelin con questo disco si assumono il compito di filtrare le idee di Jimi Hendrix per la generazione di musicisti e ascoltatori che da tali ispirazioni inventerà l'hard rock (per i ribelli e i violenti), il progressive rock (per gli intellettuali) e il glam rock (per i disadattati e gli escapisti) moderni.
Superblues elettrico che apre di fatto gli anni settanta in musica, il disco di debutto dei Led Zeppelin è un colossale dirigibile di piombo e uno dei più grandi album del rock del secondo Novecento. Avrà una influenza immensa sulla storia del rock e del metal, segnandoli soprattutto dal punto di vista psicologico.
- Prog Fox
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