(disco completo disponibile qua: https://www.youtube.com/watch?v=RHSpBsZth-Q)
Che Freddie Mercury non fosse un tipo sobrio è cosa nota: l’uomo era un vulcano di idee, a volte riuscite, a volte meno, che non di rado si aggiravano al confine fra brillante e bizzarro. Che fosse provocatorio era più un caso dovuto a questa esuberanza vitale e alla sua volontà di prendersi e non prendersi sul serio, di vendersi rimanendo in qualche modo puro, senza compromessi (lui stesso si definiva professionalmente ‘una puttana’).
Nonostante la fedeltà dovuta per tutta la vita ai Queen e ai suoi amici
e compagni ventennali, Mercury si divertì da sempre con una messe di
progetti alternativi e collaborazioni, sfociati in occasionali idee
soliste o quasi. Fra queste, quella che sicuramente è più bizzarra è il
progetto “Barcelona”, un album di duetti con la soprano catalana
Montserrat Caballé.
Non sappiamo chi fu il genio, fra gli organizzatori delle Olimpiadi di Barcellona del 1992, che pensò a una collaborazione fra Mercury e Montserrat. Le fonti di internet discordano: c’è chi scrive che si pensò a Freddie Mercury per scrivere il tema olimpico da utilizzare e che gli suggerirono di scriverlo per Montserrat Caballé; altre fonti dicono che consultata Montserrat Caballé per realizzare una canzone inedita, fosse stata lei a coinvolgere Freddie nel progetto. Sia come sia, Mercury, un appassionato di opera, e Montserrat, una delle grandi dive di fine millennio, interpretarono la commissione alla loro maniera: Freddie, facendosi aiutare dal pianista classico Mike Moran, non si limitò a comporre una canzone (che ebbe la sua premiere nell’ottobre del 1987) ma scrisse un intero album di materiale per duetti (anticipando e forse anche aprendo la strada a Pavarotti & friends, Andrea Bocelli, Sarah Brightman).
Quello che conta è chiedersi se il disco sia valido. La risposta è: se non trovate strana l’idea di sentire un soprano esibirsi assieme a un cantante rock pazzo scatenato su una serie di pezzi pop classicheggianti che mescolano orchestre reali e sintetizzate e batteria programmata in stile anni ’80, “Barcelona” non potrà che strapparvi un sorriso a trentadue denti.
La canzone olimpica vera e propria è semplicemente un capolavoro entrato nel nostro immaginario, e che detta la traccia a tutto l’album. Concepita in modo sobrio (per quanto si possa scrivere una cosa simile in modo sobrio), vede Mercury e Moran rifuggire da eccessi elettronici negli arrangiamenti per mantenere una solennità appropriata all’evento. Compositivamente, Mercury si lascia influenzare dall’amico May che aveva composto “Who wants to live forever”.
Segue “La Japonaise”, un altro dei momenti elevati dell’album, un duetto di una notevole forza che vede i due cantanti esibirsi al meglio. Mike Moran prova a rubare la scena con “The Falling Priest”, compresa - a quanto pare; io non saprei dirlo - anche una citazione di Rachmaninov: nonostante qualche lungaggine, è un altro brano sorprendente in positivo, con testo composto da Tim Rice (noto come il paroliere di “Jesus Christ Superstar” e de “Il re leone”).
Chiude il lato A la dolcissima "Ensueño", con testo di Montserrat stessa, che trasforma in un bellissimo duetto un altro capolavoro di Mercury, la “Exercises in free love” che l’anno precedente rappresentò il lato B del singolo “The Great Pretender” (non possiamo che consigliarvi di recuperare anche quella versione, uno dei momenti più alti della carriera di Mercury come cantante).
Il lato B è obiettivamente meno interessante: inizia con “The Golden Boy” che è praticamente un brano solista di Mercury in stile pop/R&B con un coro gospel, e che forse è quello a cui meno si presta la presenza di Montserrat. I due minuti di “Guide me home” introducono poi “How can I go on”, un’altra bella canzone di pop brillante nella quale invece il duetto funziona. La conclusiva “Overture Piccante” è invece un discutibile mashup di tutti i pezzi dell’album, sei minuti assolutamente superflui palesemente aggiunti per fare minutaggio.
Resta solo da notare che nel 2012 Stuart Morley ha riarrangiato tutto l’album per orchestra e ha sostituito in tutti i brani le registrazioni miste precedenti con le proprie, usando sempre un’orchestra vera per tutti gli strumenti e mantenendo le voci di Montserrat e Mercury (operazione non si sa quanto utile, ma è utile ricordarvi che esiste perché potreste beccarla in giro per sbaglio invece dell’originale che stiamo recensendo).
Quanto al giudizio sul disco, riassumiamo con poco: se avete una mentalità musicale aperta, adorate le commistioni e odiate i pregiudizi e gli stereotipi sui generi, se siete fan di Freddie Mercury e dei Queen, il lato A e “How can I go on” vi daranno molta gioia. In caso contrario, beh, è un problema vostro e ci dispiace per voi.
- Prog Fox
Non sappiamo chi fu il genio, fra gli organizzatori delle Olimpiadi di Barcellona del 1992, che pensò a una collaborazione fra Mercury e Montserrat. Le fonti di internet discordano: c’è chi scrive che si pensò a Freddie Mercury per scrivere il tema olimpico da utilizzare e che gli suggerirono di scriverlo per Montserrat Caballé; altre fonti dicono che consultata Montserrat Caballé per realizzare una canzone inedita, fosse stata lei a coinvolgere Freddie nel progetto. Sia come sia, Mercury, un appassionato di opera, e Montserrat, una delle grandi dive di fine millennio, interpretarono la commissione alla loro maniera: Freddie, facendosi aiutare dal pianista classico Mike Moran, non si limitò a comporre una canzone (che ebbe la sua premiere nell’ottobre del 1987) ma scrisse un intero album di materiale per duetti (anticipando e forse anche aprendo la strada a Pavarotti & friends, Andrea Bocelli, Sarah Brightman).
Quello che conta è chiedersi se il disco sia valido. La risposta è: se non trovate strana l’idea di sentire un soprano esibirsi assieme a un cantante rock pazzo scatenato su una serie di pezzi pop classicheggianti che mescolano orchestre reali e sintetizzate e batteria programmata in stile anni ’80, “Barcelona” non potrà che strapparvi un sorriso a trentadue denti.
La canzone olimpica vera e propria è semplicemente un capolavoro entrato nel nostro immaginario, e che detta la traccia a tutto l’album. Concepita in modo sobrio (per quanto si possa scrivere una cosa simile in modo sobrio), vede Mercury e Moran rifuggire da eccessi elettronici negli arrangiamenti per mantenere una solennità appropriata all’evento. Compositivamente, Mercury si lascia influenzare dall’amico May che aveva composto “Who wants to live forever”.
Segue “La Japonaise”, un altro dei momenti elevati dell’album, un duetto di una notevole forza che vede i due cantanti esibirsi al meglio. Mike Moran prova a rubare la scena con “The Falling Priest”, compresa - a quanto pare; io non saprei dirlo - anche una citazione di Rachmaninov: nonostante qualche lungaggine, è un altro brano sorprendente in positivo, con testo composto da Tim Rice (noto come il paroliere di “Jesus Christ Superstar” e de “Il re leone”).
Chiude il lato A la dolcissima "Ensueño", con testo di Montserrat stessa, che trasforma in un bellissimo duetto un altro capolavoro di Mercury, la “Exercises in free love” che l’anno precedente rappresentò il lato B del singolo “The Great Pretender” (non possiamo che consigliarvi di recuperare anche quella versione, uno dei momenti più alti della carriera di Mercury come cantante).
Il lato B è obiettivamente meno interessante: inizia con “The Golden Boy” che è praticamente un brano solista di Mercury in stile pop/R&B con un coro gospel, e che forse è quello a cui meno si presta la presenza di Montserrat. I due minuti di “Guide me home” introducono poi “How can I go on”, un’altra bella canzone di pop brillante nella quale invece il duetto funziona. La conclusiva “Overture Piccante” è invece un discutibile mashup di tutti i pezzi dell’album, sei minuti assolutamente superflui palesemente aggiunti per fare minutaggio.
Resta solo da notare che nel 2012 Stuart Morley ha riarrangiato tutto l’album per orchestra e ha sostituito in tutti i brani le registrazioni miste precedenti con le proprie, usando sempre un’orchestra vera per tutti gli strumenti e mantenendo le voci di Montserrat e Mercury (operazione non si sa quanto utile, ma è utile ricordarvi che esiste perché potreste beccarla in giro per sbaglio invece dell’originale che stiamo recensendo).
Quanto al giudizio sul disco, riassumiamo con poco: se avete una mentalità musicale aperta, adorate le commistioni e odiate i pregiudizi e gli stereotipi sui generi, se siete fan di Freddie Mercury e dei Queen, il lato A e “How can I go on” vi daranno molta gioia. In caso contrario, beh, è un problema vostro e ci dispiace per voi.
- Prog Fox
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