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ottobre 1998, esce l’EP "Under the Running Board" firmato Dillinger
Escape Plan, coloro che ebbero la pazzoide idea di miscelare metal e
grindcore con free jazz e fusion, un composto chimico che le ha rese una
delle band della scena estrema più folli, creative e originali che
hanno caratterizzato l’ultimo ventennio.
(EP completo qui: https://www.youtube.com/watch?v=4n_sB0VeZoY)
Nati come gruppo hardcore sotto il monicker Arcane, i Dillinger Escape Plan vedono l’animalesco
Dimitri Minakakis dietro al microfono, alla chitarre Benjamin Weinman
(mastermind del gruppo e unico superstite nel corso degli anni) e John
Fulton, Adam Doll al basso e alla batteria Chris Pennie (assieme a
Weinman, artefice dell’intricato impianto compositivo).
Sette
minuti. E’ la durata di questo EP, concentrati in tre pezzi. Solo sette
minuti è quanto basta al gruppo per esternare la loro stravagante
inventiva sonora. I nemmeno due minuti di "The Mullet Burden" possono
già essere più che sufficienti a mandare in corto circuito timpani e
cellule cerebrali dell’ascoltatore. Tempi impossibili, cambi di
tonalità, dissonanze lancinanti, repentine accelerate e arresti
improvvisi, ripartenze in quinta, insomma, un concentrato sonico
stordente e imprevedibile, condito da testi davvero criptici e bizzarri.
E le seguenti "Sandbox Magician" e "Abe the Cop" non sono da meno.
Se cercate una proposta lineare e di facile assimilazione, con i
Dillinger Escape Plan cadete proprio male. Una formula talmente
innovativa e lontana da certi stereotipi che per essere catalogava
necessitava necessariamente di un nuovo nome, e qualche addetto ai
lavori ai tempi concepì il nome Mathcore, per indicare questo tipo di
genere.
Ora, non ce la sentiamo di asserire con decisione che i
Dillinger Escape Plan abbiano inventato il genere, anche perché
all’epoca esistevano gruppi come i molto meno noti Botch che, seppur su
binari differenti, hanno contribuito a essere pionieri di queste
sonorità, per un’audience di nicchia. Quel che si può dire con
sicurezza, è che i Dillinger Escape Plan siano diventati un’icona del
metal più ibrido e stravagante, grazie alla loro capacità di evolversi,
affinando il proprio songwriting e donando una sorta di “orecchiabilità”
a un genere così ostico, anche arricchendo le proprie sonorità con
contaminazioni industrial e elettroniche.
Dopo "Under the
Running Board", arriverà un anno dopo il loro primo full-lenght
"Calculating Infinity", album di culto per il genere, da qui in poi il
gruppo continuerà la propria ascesa verticale attirando su di sè le
attenzioni del grande pubblico grazie all’ingresso (temporaneo) in
formazione di Mike Patton, ma soprattutto darà stabilità alla propria
lineup con due dei membri fondamentali che rimasero nel gruppo fino alla
fine, il cantante Greg Puciato e il bassista Liam Wilson, con cui
pubblicarono nel 2004 il loro capolavoro e disco della definitiva
esplosione "Miss Machine".
La band ha recentemente dato
l’addio alle scene con un tour d’addio, conclusosi il 29 dicembre
dell’anno scorso, dopo una carriera onorevolissima corredata da sei
album da studio (più svariati EP e split, giusto per non perdere mai la
propria attitudine underground), tutti osannati dalla critica e molto
apprezzati dal pubblico.
Chissà se torneranno mai assieme a
calcare i palchi, nel frattempo concediamoci sette minuti per
rispolverare il primo mini CD da cui tutto è iniziato.
PS. la ristampa dell’EP contiene nove gustosi pezzi live più la loro personale reinterpretazione di Paranoid dei Black Sabbath.
- Supergiovane
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