lunedì 22 ottobre 2018

Dillinger Escape Plan: "Under the running board" (1998)

22 ottobre 1998, esce l’EP "Under the Running Board" firmato Dillinger Escape Plan, coloro che ebbero la pazzoide idea di miscelare metal e grindcore con free jazz e fusion, un composto chimico che le ha rese una delle band della scena estrema più folli, creative e originali che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio. 



(EP completo qui: https://www.youtube.com/watch?v=4n_sB0VeZoY)


Nati come gruppo hardcore sotto il monicker Arcane, i Dillinger Escape Plan vedono l’animalesco Dimitri Minakakis dietro al microfono, alla chitarre Benjamin Weinman (mastermind del gruppo e unico superstite nel corso degli anni) e John Fulton, Adam Doll al basso e alla batteria Chris Pennie (assieme a Weinman, artefice dell’intricato impianto compositivo).

Sette minuti. E’ la durata di questo EP, concentrati in tre pezzi. Solo sette minuti è quanto basta al gruppo per esternare la loro stravagante inventiva sonora. I nemmeno due minuti di "The Mullet Burden" possono già essere più che sufficienti a mandare in corto circuito timpani e cellule cerebrali dell’ascoltatore. Tempi impossibili, cambi di tonalità, dissonanze lancinanti, repentine accelerate e arresti improvvisi, ripartenze in quinta, insomma, un concentrato sonico stordente e imprevedibile, condito da testi davvero criptici e bizzarri. E le seguenti "Sandbox Magician" e "Abe the Cop" non sono da meno.

Se cercate una proposta lineare e di facile assimilazione, con i Dillinger Escape Plan cadete proprio male. Una formula talmente innovativa e lontana da certi stereotipi che per essere catalogava necessitava necessariamente di un nuovo nome, e qualche addetto ai lavori ai tempi concepì il nome Mathcore, per indicare questo tipo di genere.

Ora, non ce la sentiamo di asserire con decisione che i Dillinger Escape Plan abbiano inventato il genere, anche perché all’epoca esistevano gruppi come i molto meno noti Botch che, seppur su binari differenti, hanno contribuito a essere pionieri di queste sonorità, per un’audience di nicchia. Quel che si può dire con sicurezza, è che i Dillinger Escape Plan siano diventati un’icona del metal più ibrido e stravagante, grazie alla loro capacità di evolversi, affinando il proprio songwriting e donando una sorta di “orecchiabilità” a un genere così ostico, anche arricchendo le proprie sonorità con contaminazioni industrial e elettroniche.

Dopo "Under the Running Board", arriverà un anno dopo il loro primo full-lenght "Calculating Infinity", album di culto per il genere, da qui in poi il gruppo continuerà la propria ascesa verticale attirando su di sè le attenzioni del grande pubblico grazie all’ingresso (temporaneo) in formazione di Mike Patton, ma soprattutto darà stabilità alla propria lineup con due dei membri fondamentali che rimasero nel gruppo fino alla fine, il cantante Greg Puciato e il bassista Liam Wilson, con cui pubblicarono nel 2004 il loro capolavoro e disco della definitiva esplosione "Miss Machine".

La band ha recentemente dato l’addio alle scene con un tour d’addio, conclusosi il 29 dicembre dell’anno scorso, dopo una carriera onorevolissima corredata da sei album da studio (più svariati EP e split, giusto per non perdere mai la propria attitudine underground), tutti osannati dalla critica e molto apprezzati dal pubblico.

Chissà se torneranno mai assieme a calcare i palchi, nel frattempo concediamoci sette minuti per rispolverare il primo mini CD da cui tutto è iniziato.

PS. la ristampa dell’EP contiene nove gustosi pezzi live più la loro personale reinterpretazione di Paranoid dei Black Sabbath.

- Supergiovane


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