Nell'ottobre di cinquant'anni fa esce anche "Bradley's Barn", l'ultimo album degli americani The Beau Brummels. Ridotti al solo duo di Sal Valentino e Ron Elliott, non si perdono d'animo e prima di sciogliere la loro collaborazione compongono e incidono un disco delizioso al confine fra il vecchio folk rock californiano e il nascente country rock.
(album completo qui: https://www.youtube.com/
I Beau Brummels arrivano al 1968 letteralmente decimati e non in condizione di andare avanti: dopo il bel “Triangle” del 1967, nel quale erano rimasti in tre, ora rimangono in due, perché il bassista Ron Meagher viene coscritto dalle forze armate. Il cantante Sal Valentino e il chitarrista Ron Elliott decidono quindi che è ora di levare le tende, ma di farlo coi fuochi artificiali però.
Visto che ormai sta esplodendo la moda di recuperare le radici americane, roots rock, country rock e puttanate varie, i due pensano di farlo alla grande: si va a Bradley’s Barn, a Nashville, Tennessee, uno dei più importanti studi di registrazione del country, nella fattoria del produttore Owen Bradley & fratello, e si prende come batterista Kenny Buttrey, uno dei sessionmen più quotati del genere, fresco di lavoro con Bob Dylan.
L’album viene fuori una crema.
Non solo Valentino ed Elliott sono ormai diventati dei compositori fluidi e intelligenti, ma gli escono pure tutte bene ste canzoni, che sanno spaziare lungo tutto l’arco di una carriera, dal beat influenzato dai Beatles, passando per il folk rock alla Byrds & Dylan, per arrivare al nascente roots rock ("Turn around", "Deep Water") e al country duro e puro ("An added attraction") o a un misto di tutto quanto ("Cherokee Girl" e "Little Sleeper", le migliori del lotto non a caso), con una produzione impeccabile che mantiene il suono coerente e coeso pur nella ampia variabilità del materiale. Le canzoni poi hanno spesso (non sempre, vedi "Little Bird", pallosetta) curve improvvise e impreviste, tagli inusuali, sempre qualcosa di inaspettato e piacevole che vi porta fuori strada ma con dolcezza, nel difficile ma riuscito compito di unire idealmente San Francisco e Nashville, prima di tanti altri e – e questo è più importante – meglio di tanti altri.
Come una appendice finale poi il duo incide una canzone scritta per loro dall’amico Randy Newman, “Bless you California”, che pone il sugello finale a una carriera in crescendo, di un gruppo dignitoso e ingiustamente dimenticato che ha scritto pagine memorabili della storia del rock californiano.
Sal Valentino e Ron Elliott continueranno ancora a lavorare, insieme e per altri, con band quali Stoneground e artisti come Van Morrison e Randy Newman. E nelle occasionali reunion dei Beau Brummels.
Ma questa è un'altra storia.
- Red
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