(album completo qui: https://www.youtube.com/
Il cantante e bassista Demis Roussos e il tastierista Evángelos “Vangelis” Papathanassíou fondano gli Aphrodite’s Child in Grecia nel 1966, determinati a portare nella loro terra d’origine il rock e il pop moderni degli anni sessanta. Per farlo reclutano il chitarrista Anargyros “Silver” Kolouris e il batterista Lukas Sideras. Nel 1967 la Grecia finisce sotto la dittatura dei Colonnelli e Kolouris viene convocato per la leva obbligatoria: il resto del gruppo capisce che non è il momento di propagandare rock’n’roll hippie spinellone e decide di fuggire a Londra, ma rimane bloccato a Parigi dai tumulti del Maggio francese (1968).
In Francia vengono scritturati dalla Mercury Records e incidono il loro primo album, “End of the World”. Diventano subito una sensazione grazie al successo della stupenda “Rain and Tears”, singolo basato sul “Canone” di Pachelbel riadattato per ballata rock, ispirandosi platealmente alla “A whiter shade of pale” bachiana dei Procol Harum l’anno precedente.
“End of the World” però è un disco che non si limita a fare da cornice a un buon singolo: uno dei primi album del nascente rock progressivo, il disco mostra una band di talento, sia nelle composizioni che negli arrangiamenti, al punto che non ci sono proprio pezzi deboli o riempitivi nei suoi 35 minuti scarsi di durata.
Le ispirazioni sono soprattutto Procol Harum (“Rain and Tears”), Moody Blues (“End of the World”), Beatles e anche il pop psichedelico inglese e il folk greco (“Mister Thomas”, “Valley of Sadness”); addirittura la grintosa “You always stand in my way” anticipa di oltre cinque anni l’hard soul dei Deep Purple dell’era Coverdale.
Questa capacità di mescolare momenti melodici di origine diversa e le indubbie doti di Vangelis e di Sideras ai loro strumenti fanno sì che il disco sia estremamente gradevole e non diventi mai stucchevole (come sarà invece la produzione solista di Demis Roussos, dopo la fine della band nel 1972).
- Prog Fox
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