mercoledì 5 settembre 2018

Metallica: "...and justice for all" (1988)

"…And Justice for All" compie trent’anni, quarto album di inediti dei pluriosannati e pluridiscussi Metallica, band da sempre capitanata da James Hetfield, Lars Ulrich e Kirk Hammett, primo lavoro senza Cliff Burton al basso, ultimo lavoro del gruppo pubblicato negli eighties e ultimo lavoro puramente thrash di quelli che in quegli anni sono stati fra i precursori e il gruppo di maggior successo interplanetario del genere. 






La storia dei Metallica relativa a quel periodo la conoscono bene o male tutti, durante il tour europeo di "Master of Puppets" il bus del gruppo si ribalta, Cliff Burton viene sbalzato fuori e resta schiacciato dal peso del mezzo, praticamente illesi gli altri membri. Il gruppo, all’apice della propria fama, si ritrova a dire addio al loro amico nonché membro fondamentale nell’alchimia del gruppo. "…And Justice for All" fu il loro modo di rialzare la testa.

Se proponessimo un sondaggio riguardante la disputa “qual è il miglior disco dei Metallica?” molti risponderebbero senza esitare "Master of Puppets", altri il "Black Album", per il suo appeal commerciale: "...And Justice for All" invece non prenderebbe molte preferenze.

Diciamo subito che, effettivamente, non è il miglior lavoro del gruppo. Ma sarebbe potuto esserlo. Resta un disco fenomenale, quello dove la band fa maggiormente sfoggio del proprio tasso tecnico e delle proprie qualità compositive, proponendo composizioni lunghe e articolate, in perfetta linea con l’archetipo di techno-thrash che stava sviluppandosi in quegli anni, e che tutt’ora resta alquanto in voga, e verrà ricordato soprattutto per essere l’album che contiene "One", la powerballad mutaforma più prestigiosa della storia del metal. Fu però penalizzato da molti “ma”.

Come detto, Burton non era il solito bassista che contribuisce a erigere o spesso a seguire la sezione ritmica di un gruppo, Burton era proprio uno dei maggiori compositori di quelle partiture metallico-melodiche che fecero la fortuna del quartetto. Sostituirlo era un’impresa pressoché impossibile, i Metallica pescarono bene, anzi, benissimo, reclutando Jason Newsted dai misconosciuti e eterni sottovalutati Flotsam & Jetsam, nonostante le sue doti però non sarà mai amato dai fan come Burton, né tantomeno verrà completamente integrato come membro a pari diritti degli altri. E soprattutto, fu la produzione del disco che all’epoca (ma pure in tempi più recenti) destò parecchie polemiche.

A inizio 1988 la band si chiuse in studio dove rimase oltre quattro mesi per dare vita a "…And Justice for All", un lasso di tempo decisamente lungo per partorire un disco. Come producer fu confermato il danese Flemming Rasmussen, amico di Lars, già al lavoro con i due precedenti masterpiece "Master of Puppets" e "Ride the Lightning". A capo della crew, venne reclutato l’ingegnere del suono Steve Thompson, reduce dal gran successo ottenuto con "Appetite for Destruction" dei Guns. La sua leadership in studio venne però oscurata da Ulrich, il quale pretese di avere l’ultima parola su ogni aspetto della produzione.

Pomo della discordia fu il mixaggio finale, in cui proprio Ulrich impose a Thompson di regolare il settaggio sonoro dei bassi nettamente sotto il livello medio degli altri strumenti. Newsted inoltre, venne volontariamente estromesso dalle sessioni finali di mixaggio, quasi come fosse un turnista incaricato solamente di registrare le proprie parti. Il risultato che ne venne fuori fu un mezzo disastro, una delle produzioni più sbilanciate e inadeguate che si possano ricordare. Inoltre, il master originale presenta un volume di registrazione davvero basso, chissà in quanti appena inserito il cd nel lettore hanno pensato nei primi istanti di aver pescato una copia fallata (n.d.r. fui uno di quelli)… Polemica infinita, riaccesa anche in occasione dei discussi "St.Anger" (con il nuovo drumkit di pentole e padelle utilizzato da Lars) e "Death Magnetic" (dove il mixaggio della versione per il videogame Guitar Hero risultò addirittura più riuscito del caotico mixaggio definitivo ).

Un vero peccato, perché in quest’occasione la band diede davvero sfoggio delle proprie capacità compositive, architettando trame sonore articolate ma al contempo dannatamente e musicalmente acchiappanti e per nulla ostiche ai timpani dell’ascoltatore. Nove pezzi per sessantacinque minuti complessivi che scorrono via che è una bellezza.

"Blackened", formidabile pezzo d’apertura, mette subito in risalto un gruppo in gran spolvero sorretto da una sezione ritmica forsennata, senza mai perdere di vista il senso della melodia. Grandissimi riff, grandissime linee vocali, grandissimo refrain, grandissimi soli, e un Ulrich visibilmente progredito che oltre a martellare a go-go adesso può sfoggiare un bagaglio tecnico dalle svariate soluzioni. Lui stesso dichiarerà di essersi esercitato parecchio nel periodo precedente all’incisione del disco per essere all’altezza individuale di gente come Dave Lombardo e Charlie Benante, salvo poi rinnegare i propri progressi in quanto non necessari alla funzionalità dell’aspetto compositivo del proprio gruppo. Opener fenomenale che bissa le illustri "Battery" e "Fight Fire with Fire".

Il capolavoro dell’intero lavoro pero, lo abbiamo già detto e lo ribadiamo, spetta a "One", da cui venne tratto anche il primo videoclip dei Metallica, ispirato al film antimilitarista "E Johnny prese il fucile" del noto sceneggiatore Dalton Trumbo (uno dei celebri autori banditi da Hollywood in seguito alle infauste inchieste della commissione McCarthy) da cui vennero anche estrapolate sequenze della pellicola… chissà se, col senno di poi, da lì a pochi anni dopo, così attenti a non contrariare il proprio audience e il grande pubblico, il gruppo avrebbe avuto l’accortezza di schierarsi in modo così netto… Una disperata ballad sorretta da una serie di struggenti arpeggi e malinconici riff, che nell’ultimo capitolo deflagra in una portentosa cavalcata metallica, favolose le tre sequenze di assoli di Hammett, la seconda in particolare si guadagnò a pieno merito il settimo posto nella classifica dei cento migliori assoli della storia stilata da Guitar Work.

Anche nel caso dei mid-tempo, come l’altrettanto memorabile "Harvester of Sorrow" (dal testo semibiografico che tratta del difficile rapporto di Hetfield con il padre), primo singolo dell’album estratto in concomitanza con la sua uscita, la band riesce nell’intento di unire riff granitici e solide ritmiche a linee melodiche assolutamente accattivanti e armoniose.

Operazione riuscita anche per l’analoga "Eye of the Beholder", brano a tema sociale dove viene criticato il sistema di controllo delle masse, così come la lunga e complessa title track di quasi dieci minuti di durata, che punta il dito contro l’iniquità del sistema giuridico americano.

Gradevole, ma qualche spanna sotto a quanto sentito fino a questo punto, "Shortest Straw", pezzo piuttosto lineare che pecca in quanto a fantasia compositiva. Sottotono anche "The Frayed Ends of Sanity", introdotta da curiosi cori in stile Oompa Loompa di Willy Wonka, non certo un brutto pezzo, e il refrain è niente male, ma in fin dei conti non regge il confronto con le altre composizioni del disco.

Con "One" abbiamo già raggiunto vette emotivamente altissime, preparate i kleenex perché anche con "To Live is to Die" non si può non rimanere tristemente ammaliati, trattasi della lunga consueta strumentale tipica dei Metallica, ed è l’ultimo a firma di Cliff Burton, composto assieme alla band qualche tempo prima dell’incidente, piccolo gioiello al contempo malinconico e sognante. Verso la fine, vengono recitati i versi “When a man lies, he murders some part of the world, these are the pale deaths, which men miscall their lives. All this I cannot bear to witness any longer, cannot the kingdom of salvation, take me home”, talvolta attribuiti erroneamente allo stesso Burton il quale annotò solamente la seconda parte, mentre la prima appartiene al poeta tedesco Paul Gerhardt.

Chiude i battenti quella violenta bordata che risponde al nome di "Dyers Eve", uno dei pezzi più tirati in assoluto composti dal gruppo, dotata di una sezione ritmica che gira a mille, anche in questo caso la tematica è il difficile rapporto di Hetfield con la propria famiglia. Curiosamente Dyers Eve non venne mai suonata dal vivo fino al 2004 per il tour di "St. Anger", a riprova del fatto che, oltre a essere danneggiato dalla produzione, "…And Justice for All" fu penalizzato anche da parte della band stessa, la quale spesso suonò in maniera poco convincente i pezzi qua presenti, Hammett e Ulrich vennero spesso criticati per le loro performance dal vivo, ritenute insoddisfacenti e lontane da quanto proposto in studio.

Nonostante tutto, l’album fu accolto alla grande da parte dei fan e della critica, le vendite furono stupefacenti, superando in poco tempo il milione di copie vendute (a oggi, sono diventate più di 8 milioni complessivi), un successo tale da superare anche "Master of Puppets". I Metallica erano davvero rinati. Ma evidentemente, per Lars tutto questo non era sufficiente. E fu così che dismise i panni del musicista per indossare quelli dell’imprenditore musicale, e bussare alla porta di Bob Rock…

- Supergiovane

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...