(album completo qui: https://www.youtube.com/ playlist?list=OLAK5uy_nqVZ8 Xmjfc4VwnaJagnhHF9wz7w--yD Jg)
Nel 2008 LL Cool J pubblica "Exit 13", il suo lavoro migliore degli anni ’00 e 13esimo disco (12 di inediti, in realtà). Il titolo non è ermetico: prende l’uscita e torna in città col messaggio “ve le canto io”.
L’esigenza e la motivazione di questo lavoro non va cercata né desunta: viene anzi spiattellata fin dalla prima traccia, "It’s Time For War" (DUDE!), in cui Todd Smith ricorda di non essere ancora finito e invece tiene ancora in pugno il titolo di GOAT. Per uno che fa hip hop dagli anni ’80, cominciando ancora ragazzino, non è una presa di posizione assurda o noiosa ("Dear Hip Hop"), e la critica a forme nuove di contaminazioni che da inizio millennio
avevano smosso le acque e i riferimenti dell’hip hop può essere perfino ragionevole. "Old School New School" è un po’ il manifesto dell’album.
Il passo falsissimo, e pure evidentissimo, è il tono disperato. Perfino un rapper che ha visto e costruito l’età d’oro può arrivare a prendersi troppo sul serio, fin troppo. Se vuoi sembrare figo, non dimenarti, keep it cool. "Get Over Here" e" I Fall In Love" sono un grosso punto interrogativo, e solo alcuni esempi di canzoni riempitivo.
Il disco è prodotto con una sufficienza che tradisce lo statement (i pezzi più suonati sono anche i più scricchiolanti), dell’influenza di Rick Rubin non c’è più traccia e pur avendo delle buone idee, permane la sensazione che si voglia allungare il brodo, e non ce ne sarebbe bisogno visto che un album di un’ora e venti potrebbe essere ridotto a 40 minuti e, pur non toccando vette altissime, guadagnare in densità concentrando gli sforzi.
- Piro
Nel 2008 LL Cool J pubblica "Exit 13", il suo lavoro migliore degli anni ’00 e 13esimo disco (12 di inediti, in realtà). Il titolo non è ermetico: prende l’uscita e torna in città col messaggio “ve le canto io”.
L’esigenza e la motivazione di questo lavoro non va cercata né desunta: viene anzi spiattellata fin dalla prima traccia, "It’s Time For War" (DUDE!), in cui Todd Smith ricorda di non essere ancora finito e invece tiene ancora in pugno il titolo di GOAT. Per uno che fa hip hop dagli anni ’80, cominciando ancora ragazzino, non è una presa di posizione assurda o noiosa ("Dear Hip Hop"), e la critica a forme nuove di contaminazioni che da inizio millennio
avevano smosso le acque e i riferimenti dell’hip hop può essere perfino ragionevole. "Old School New School" è un po’ il manifesto dell’album.
Il passo falsissimo, e pure evidentissimo, è il tono disperato. Perfino un rapper che ha visto e costruito l’età d’oro può arrivare a prendersi troppo sul serio, fin troppo. Se vuoi sembrare figo, non dimenarti, keep it cool. "Get Over Here" e" I Fall In Love" sono un grosso punto interrogativo, e solo alcuni esempi di canzoni riempitivo.
Il disco è prodotto con una sufficienza che tradisce lo statement (i pezzi più suonati sono anche i più scricchiolanti), dell’influenza di Rick Rubin non c’è più traccia e pur avendo delle buone idee, permane la sensazione che si voglia allungare il brodo, e non ce ne sarebbe bisogno visto che un album di un’ora e venti potrebbe essere ridotto a 40 minuti e, pur non toccando vette altissime, guadagnare in densità concentrando gli sforzi.
- Piro
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