lunedì 24 settembre 2018

King Diamond: "Them" (1988)

Il settembre di trent'anni fa vede anche la pubblicazione del perfetto "Them", al solito concept album del cantante danese King Diamond, che produce un altro disco di heavy metal classico istrionico e orrorifico che nessun appassionato potrebbe perdersi.



(il disco completo è questo: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lTGAu_OeFdMTmrTm5BsdNXyzYbNFk7RGc)

1988: "Them", terzo album da studio facente parte del corso della carriera solista del singer danese Kim Bendix Petersen, meglio conosciuto come King Diamond, rappresenta quello che fu il suo apice creativo nonché momento più splendente della propria carriera assieme al precedente "Abigail", oscurando definitivamente chi rimpiangeva i Mercyful Fate auspicando una loro reunion.

Musicalmente, le coordinate stilistiche di King Diamond e della sua band non si spostano di un micron. Appena inserito il cd nel lettore (o a vostra discrezione, il vinile nel giradischi) sapete già esattamente cosa aspettarvi, un massiccio heavy metal classico dall’indole sinistra e occulta, sorretto da pregevoli ritmiche e guidato dall’occulto istrionismo del proprio frontman e dal barocco solismo strabordante di Andy LaRoque.

Il Re Diamante apporta qualche ritocco alla lineup, sostituendo i defezionari Michael Denner e Timi Hansen (rispettivamente seconda chitarra e bassista) con i bravi Pete Blakk e Hal Patino, i quali aggiungendosi a LaRoque e a quel portento di Mikky Dee dietro le pelli vanno ad assemblare quella che probabilmente è stata la migliore formazione che King Diamond nella sua quasi quarantennale carriera abbia mai avuto a propria disposizione.

Come sempre, i brani del disco sono legati da un filo conduttore, un concept nuovo di zecca, una nuova orrorifica storia da narrare. Protagonista del racconto è King (questo potrebbe anche essere un buon momento per discorrere dell’egocentrismo del cantante di cui è tacciato da molti ex colleghi…), un ragazzino adolescente, sua sorella Missy, e la loro anziana nonna, ambigua figura da poco dimessa dal manicomio dopo essere stata internata molti anni prima per motivi che i due nipoti ignorano. Teatro della vicenda è la casa di famiglia, battezzata la casa di Amon per motivi che verranno spiegati in uno dei brani. Su questo sfondo si dipana l’oscura trama, fra scheletri rimasti nell’armadio per troppo tempo, misteri demoniaci, presenze maligne paranormali, tazzine del caffè e corpi contundenti che si librano nell’aria, drink di sangue, follia dilagante, omicidi, psichiatri e biglietti per il manicomio.

Pezzo forte del piatto è la leggendaria "Welcome Home", forte di un riff portante indimenticabile accompagnato dal diabolico falsetto di King Diamond che grida sguaiatamente l’incipt “Grandmaaaaa” . "The Invisible Guests" è l’altro pezzo forte che assieme a "Welcome Home" va a comporre una doppietta iniziale micidiale, fra il meglio che la King Diamond band abbia mai prodotto.
“Them”, loro, gli ospiti invisibili, sono le presenze maligne che hanno sempre accompagnato l’anziana signora nella sua discesa nel delirio, e la accolgono nel suo ritorno a casa con un affettuoso “Look, the old bitch is back!”. Fenomenale LaRoque in questi due pezzi.

Il resto del disco prosegue senza cedimenti o cadute di tono, in un crescendo di incubi e follia. Il Re Diamante ne è il mattatore e narratore grazie alle sue innate doti teatrali, cambiando modulazione della voce e umore, a seconda del personaggio che interpreta, il protagonista, o la sorella, o gli spiriti maligni, o la vecchia puttanaccia, nella funzione di conduttore del climax del disco nei progressivi capitoli della trama. Questa storia si concluderà con un cliff, e la narrazione verrà ripresa nel seguente "Conspiracy" pubblicato l’anno seguente, album come sempre positivo ma qualche spanna sotto il livello di "Them".

Per i fan del Re Diamante e del metal classico un must da possedere assolutamente, immergendosi in questa opera horror musicale.

- Supergiovane

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