domenica 23 settembre 2018

Cold War Kids: "Loyalty to loyalty" (2008)

Il 23 settembre di dieci anni fa usciva "Loyalty to Loyalty", secondo disco degli americani Cold War Kids, disco di rock indipendente ebbro di suggestioni notturne, abrasioni chitarristiche, tocchi quasi jazz blues.



(cd completo disponibile qua: https://www.youtube.com/playlist?list=PL8UfM7ycll7ToUNnryo376pUW3yz4zVTc)

Al loro secondo album, i Cold War Kids provano allo stesso tempo a rimanere fedeli al loro indie rock obliquo e squilibrato e a progredire nel suono. Il risultato è bizzarro e affascinante, sembra di sentire Freddie Mercury (qui interpretato dal pianista Nathan Willett) che canta brani dei Killers arrangiati da Tom Waits.

Arrangiamenti spartani, pianoforte e chitarra elettrica sporchissima, courtesy of Jonnie Russell: la cosa funziona in canzoni notturne, da desolazione urbana, come "Mexican Dogs", "Welcome to the Occupation" e "Relief". "Golden Gate Jumpers" (Willett esce sbronzo da un bar e salva una aspirante suicida) e "Avalanche in B" ci trascinano lungo sentieri jazz blues.

Le canzoni sono immediate per quanto sappiano di ostile e non si prestino affatto a suonare gradevoli nemmeno quando siano orecchiabili. Non è musica da background, richiede la vostra attenzione e non parla di cose belle e colorate, fuma sigarette amare e se le spegne sulle braccia (a fianco dei buchi dell'eroina, vedi "I've seen enough").

Il livello dell'album è abbastanza disomogeneo perché non sempre la band sembra capace di focalizzare quello che dice, ma in un disco del genere ci sta anche questo.

Un degno seguito di un buon esordio, anche se il successo commerciale continua a eludere il quartetto. Lo sguardo dei Cold War Kids così si sposta su lidi meno ostici, tutta questa abrasione non aiuta a vendere. 


Ma questa è un'altra storia.

- Red

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