sabato 22 settembre 2018

Camel: "Breathless" (1978)

Il 22 settembre di quarant'anni fa usciva "Breathless", sesto album dei Camel - Band, secondo con la formazione a cinque Bardens-Latimer-Ward-Sinclair-Collins che resta forse la migliore della loro intera carriera.







(LP completo disponibile qui: https://www.youtube.com/playlist…)

“Breathless” è uno dei dischi elegiaci più belli del progressive rock inglese. È un disco bello nel senso classico del termine, armonico, armonioso, dominato da una malinconia struggente eppure delicata. Un disco che nasce alla fine di un’era per i Camel, quella della loro formazione migliore, durata lo spazio di un biennio che vede i veterani Andrew Latimer (chitarra, flauto e voce), Peter Bardens (tastiere e voce) e Andy Ward (batteria) affiancati dal sassofonista, flautista e tastierista Mel Collins (orfano dei disciolti King Crimson) e dal bassista e cantante Richard Sinclair (che ha chiuso l’esperienza con gli Hatfield and the North, una delle più importanti band del sottogenere prog noto come Scuola di Canterbury).

La formazione a cinque incide nel 1977 “Rain Dances”, alcune tracce dal vivo per la retrospettiva live “A Live Record” e questo “Breathless” nel 1978, dopo il quale lasciano prima Bardens e poi anche Collins e Sinclair. Difficile dire se sia stata o meno una buona scelta: arduo pronosticare se il gruppo avrebbe saputo migliorare album riusciti quali “Rain Dances” e “Breathless” in questa vena di prog fortemente influenzato dalla lezione dei padri romantici del genere (King Crimson, Van der Graaf Generator, Genesis) e allo stesso tempo, in grande misura, dai Pink Floyd di “Dark Side of the Moon” e “Wish you were here”.

Definite le coordinate del suono, al quale Collins e Sinclair non fanno mancare una spolverata di jazz rock, vediamo cosa ci raccontano i brani. “Breathless”, pezzo che da il nome all’album, è già uno dei migliori della storia della band, con i fiati di Collins in primissimo piano e la voce unica di Richard Sinclair che si libra sulla campagna inglese all’alba, splendidamente evocata dal testo e dalla musica. La discreta “Echoes” segue, essenzialmente per lasciare spazio alle competenze di Bardens e Latimer come solisti e della sezione ritmica in un brano in gran misura strumentale.

Il tono struggente continua con “Wing and a prayer”, cantata da Bardens, mentre sornione e pastorale è la “On the farm” scritta e cantata da Sinclair nei suoi toni più rilassati e ironici, con il flauto di Collins protagonista e Latimer impegnato in una perfetta ritmica di chitarra.

I successivi tre brani, “Starlight Ride”, “Summer Lightning” e “You make me smile”, pur se dignitosi, rappresentano un momento di pausa dell’album; il loro elemento migliore è rappresentato dai soli decisi della chitarra di Latimer, efficace in particolare nella lunga coda di “Summer Lightning”. Meglio fa lo strumentale “The Sleeper”, jazz rock progressive che mostra Collins e Sinclair nuovamente alle prese con modalità di improvvisazione ben diverse da quelle in cui li abbiamo visti all’opera con le loro band precedenti: difficile dire se i due musicisti contribuiscano maggiormente a liberare Bardens, Latimer e Ward oppure se questi tre sappiano produrre un contesto più ordinato in cui i due possano esprimersi in modo più puntuale.

La meravigliosa eulogia di “Rainbow’s End”, alla cui riuscita da un fenomenale contributo Collins, è canto del cigno di questa formazione a cinque, che evoca già la scissione fra i due leader del gruppo Bardens e Latimer e presagisce l’inevitabile rivoluzione, con l’arrivo di tre nuovi componenti, per il successivo “I can see your house from here”.

La consapevolezza di questa fine rende dolorosamente sincero il tono struggente dell’opera, inverandola e rendendola ancora di più un momento luminoso, quasi una supernova di questo genere ormai in profonda, inarrestabile decadenza.

- Prog Fox

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...