giovedì 27 settembre 2018

Blondie: "Parallel Lines" (1978)

Usciva nel settembre di quarant'anni fa anche il maggiore successo commerciale dei Blondie, "Parallel Lines", prodotto dal mago del bubblegum Michael Chapman e che presentava il gruppo pronto a prendere a calci il proprio passato punk pur di fare soldi a palate.



(deluxe collector’s edition con inutili tracce bonus qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mb6zza6B8fopFSy5UBmpRpmUahHF_wZJA)

Dopo due ottimi album, i Blondie (guidati da Debbie Harry che, come sempre, dobbiamo rimembrarvi non essere Blondie) si vendono anche le mutande pur di fare successo e si accoppiano a Mike Chapman, produttore australiano che nel decennio precedente ha composto e prodotto soprattutto bubblegum e glam tipo Suzie Quatro, Smokie e i primi dischi degli Sweet, con lo scopo dichiarato di vendere.

Chapman, che al di là delle sue tendenze musicali è un produttore sopraffino, ripulisce il suono del gruppo e lo migliora nettamente. Per Chapman, i Blondie erano sicuramente il peggiore gruppo con cui avesse lavorato: non avevano voglia di impegnarsi, litigavano in continuazione fra loro e con lui, il tastierista Jimmy Destri e il batterista Clem Burke suonavano a cazzo di cane, il chitarrista Chris Stein era sempre stonato, l’unico che gli piace è l’indispensabile chitarra solista Frank Infante, nuovo membro del gruppo così come il bassista Nigel Harrison. Chapman si adopera per renderli una band professionale facendo loro ripetere più e più volte le prove, e alla fine il suo lavoro piacerà talmente tanto al gruppo che lo impiegheranno anche nei tre dischi successivi.

Il punk pop dei Blondie è però esplosivo e riuscito: il duetto iniziale è da KO, apre la fantastica “Hanging on the telephone”, con le chitarre perfette di Stein e Infante e la ritmica variegata di Burke, su cui svetta una delle più riuscite prove vocali di Debbie; segue la grintosa “One way or another”, che ospita un grandioso solo del sottovalutato Infante; mentre è con l’ottima “Picture this” che si entra decisamente in territorio pop, la Harry cambia completamente registro e l’ispirazione dei girl groups dei cinquanta/sessanta è fortissima, coretti compresi. Sulla trasognata “Fade away and radiate” compare persino, riconoscibilissimo, Robert Fripp dei King Crimson alla chitarra.

Altro uno-due ottimo, ma leggermente inferiore a quello che apre il lato A, è quello del lato B, costituito dal punk pop dalle influenze 50s di “11:59”, col suo delizioso assolo di organo, e dall’andamento scorrevole e deciso di “Will anything happen”. “Heart of Glass”, la canzone del successo e quella che condannerà i Blondie alla damnatio memoriae dei punk, è semplicemente sublime, incrocio fra disco e power pop con la Harry che gioca sui toni più vellutati e suadenti della propria voce. A concludere il disco sta un altro brano riuscito, “Just go away”, che sembra voler preconizzare il futuro della formazione salutandone il passato.

Non tutto funziona perfettamente, comunque: la strofa di “Pretty baby” è un po’ stolida nonostante le buone liriche; “I know but I don’t know” ha la giusta aggressività ma è carente nelle melodie; “Sunday girl” e “I’m gonna love you too” sono poco più che inoffensivi anche se gradevoli riempitivi.

“Parallel Lines” è il disco in cui i Blondie si vendono e Debbie Harry diventa una icona pop, come ha sempre voluto, lei fan di Marilyn Monroe ex-fallita, e già trentaduenne all’uscita del disco. Come abbiamo detto, non si tratta di un disco perfetto, certo, e il rimpianto per l’epoca più propriamente punk della band rimarrà, anche perché il futuro porta i Blondie sempre più verso una direzione pop nella quale il fiato progressivamente verrà meno con gli anni. E certo se siete punk o metallari duri e puri, questo disco non potrà rientrare nelle vostre corde se non a tratti.

D’altro canto, per gli amanti del pop, forse l’atteggiamento sfrontato della Harry e la ruvidezza dei suoni della band potrebbero essere troppo minacciosi e spaventare. Ma per chi non ha paura di gustarsi il proprio pop sporcato da graffianti chitarre elettriche o non si fa problemi a trovare il punk alleggerito da mille riferimenti surf, fifties, glam e disco, questo è il disco per voi. E per chi ama le grandi chitarre, troverà in Infante un motivo più che sufficiente per ascoltare l’album.

- Prog Fox


Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...