venerdì 7 settembre 2018

Belle and Sebastian: "The boy with the arab strap" (1998)

Vent'anni fa oggi usciva questo gioiellino di album, "The boy with the arab strap" dei Belle and Sebastian. Il gruppo scozzese ruba il nome dell'album agli amici Arab Strap, che non ne sono molto contenti, e ci propone un disco dal forte spirito collaborativo - mai tanti cantanti, tanti compositori, tanti musicisti titolari nel gruppo.



(potete ascoltare il disco completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PLB875NdHRlOH5HroS97_C2eAWiY7DsgGH)

La storia dei "Belle And Sebastian", della casualità predestinata che ha portato all'incontro di anime simili e similmente sensibili nelle vie di Glasgow è abbastanza nota e fa parte dell'immaginario collettivo del mondo folk-indie.

Il miracolo del passaparola su "Tigermilk", l'assestamento e la presa di coscienza della propria dimensione non così eterea ed occasionale ma invece concretamente ammaliante, il capolavoro dylaniano e fanciullesco di "If You're Feeling Sinister": queste le tappe che precedono e conducono diritti alla realizzazione di "The Boy With The Arab Strap" (1998).

Dove ci si era lasciati, quindi?
Con il disco "rosso" sopra citato: con le 10 tracce di "If You're..", 10 acquerelli tenui ma realizzati con indelebili tratti, perfetti per definire
completamente e pienamente le coordinate qualitative ed estetiche del gruppo.

Il disco "verde" raccoglie di conseguenza un'eredità impegnativa: come proseguire nel cammino senza inciampare in manierismi eccessivi, in facili riproposizioni di meccanismi collaudati ma fragili e destinati ad incepparsi?
Ci sono alcuni EP di transizione, tra i due dischi, nei quali la messa a fuoco viene collaudata e tarata per il meglio; e, alla prova dei fatti, il terzo disco funziona, funziona decisamente bene.

La ricetta non viene variata di molto, ma ci si assicura che la qualità degli ingredienti sia sempre di prima scelta lavorando anche su quantità e varietà.
La poetica è sempre dolcemente quella: tempi dilatati, si canta la voglia di sedersi in un prato o in un caffè a leggere un libro e ad osservare il
flusso del tutto, con ironia e distacco affettuoso.
La dolcezza - cinica e sincera - nei testi resta inalterata e pungente.
Le frecce all'arco sono molte e le si usa.

Ecco Isobell Campbell che in "It is Wicked Not To Care?" ci regala una magnetica e sinuosa voce narrante, bissata nel controcanto di "Rollercoster Ride".
Ecco che in "Dirty Dream Number 2" e che nella (clamorosa) title track appaiono delle dinamiche inattese e coinvolgenti: handclapping, ritmi in levare, platee che si alzano sulle sedie e ballano.
Ecco che in "Seymour Stein" ci si ricollega alla misurata e rilassata capacità del gruppo di confezionare ballad e di dilatare il tempo percepito dall'ascoltatore: "Sleep The Clock Around", "Ease Your Feet in The Sea" e "A Summer Wasting" sono vere e proprie aree di confort, fuori dalla confusione e dal convulso procedere dei giorni ordinarie.

Una sorta di macchina del tempo, ecco quello che nei loro momenti migliori i "Belle And Sebastian" riescono ad essere.
Non sarà sempre così nella loro futura evoluzione, ma "The Boy With The Arab Strap" ha sicuramente successo nel regalare queste oasi di quiete, questi momenti in cui sedersi, guardarsi intorno, ritrovarsi con se stessi e con i cuori che battono in sincrono con il proprio.

Per pochi, certo pochi, ma preziosi ed irrinunciabili minuti.

- il Compagno Folagra

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