mercoledì 22 agosto 2018

Magnum: "Kingdom of Madness" (1978)

Incerte le attribuzioni temporali di "Kingdom of Madness", primo album degli inglesi Magnum, protagonisti di culto di un certo hard rock che fa da ponte fra le tradizioni dell'hard progressive anni '70 e certa New Wave of British Metal. Parrebbe che l'album fosse stato registrato nel 1976, o al massimo nel 1977; fatto sta che la Jet Records, con la quale i Magnum litigheranno più volte in carriera, non pubblica il disco prima dell'agosto del 1978.




I Magnum nascono a Birmingham come parto creativo del duo Tony Clarkin (chitarra) e Bob Catley (voce): dopo un singolo pubblicato nel 1975, la band continuò a esibirsi dal vivo, arrivando anche a fare da supporto ai Judas Priest nel 1977. Solo nel 1978 vede appunto la luce il loro primo disco, "Kingdom of Madness", che si caratterizza per un suono fortemente influenzato dai primi dischi di Kansas e Styx, con appena un tocco di Queen. La scelta del complesso britannico è quindi quella di orientarsi più sulle sonorità prog nordamericane che non su quelle di casa.

"Kingdom of Madness" è un album estremamente gradevole, per quanto non innovativo: il sentiero scelto da Clarkin e Catey, coadiuvati dal bassista Wally Lowe, dal batterista Kex Gorin e dal tastierista e flautista Richard Bailey, è ben battuto, compresi i testi ispirati dalla letteratura fantastica (si veda per esempio "Lords of Chaos" tratto dall'opera fantasy di Michael Moorcock).

"In the beginning" apre il disco con energia e creatività tipicamente hard rock, siamo in piena zona Kansas qui; segue la discreta "Baby rock me", un hard'n'roll in cui spicca l'inaspettata fase prog centrale dominata dalle tastiere di Bailey. "Universe", con i suoi cori spirituali, ricorda invece maggiormente certi passaggi semiacustici degli Yes. Il brano che da il titolo all'album torna sui sentieri del pezzo di apertura, con un convincente hard prog interpretato in maniera sofferta da Bob Catley, mentre Clarkin nell'assolo di chitarra raddoppiato evoca Brian May dei Queen.

"All that is real" apre il lato B con un pezzo fortemente influenzato dagli Styx, sebbene nel breve solo Clarkin citi un altro dei suoi eroi musicali, Steve Howe degli Yes; più rock'n'funky, un po' stile Deep Purple con Coverdale, la seguente "All that is real", influenze che ritroviamo anche in "Lord of Chaos", che però rievoca ancora esplicitamente i Queen nelle chitarre di Clarkin, mentre "Invasion" traccia un ponte fra la musica degli Uriah Heep e le cavalcate degli Iron Maiden. A conclusione del disco arriva "All come together", che vorrebbe un po' tirare le fila dell'album con un pezzo di rock muscolare ma dolente nei toni, ben sorretti dalla voce di Bob Catley.

Come si può vedere, abbiamo rievocato un sacco di nomi importanti dell'hard rock e dell'hard prog di Oltremanica ed Oltreoceano: i Magnum hanno certamente studiato per bene i maestri del genere e il loro primo contributo al canone dell'hard rock è indubbiamente un esordio valido e più che dignitoso, che potrà dare soddisfazione agli amanti del rock anni '70.

- Prog Fox


(il disco completo può recuperarsi qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_m4TeR6lcpqJMj8NzrPytRXVOkkqBeuPZk)

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