martedì 21 agosto 2018

Bloc Party: "Intimacy" (2008)

Durante il rifiorire britannico di inizio secolo i Bloc Party hanno preferito tracciare la strada del compagno di viaggio piuttosto che quella dei divi, paraculi o maledetti, e infatti i loro primi due lavori hanno fatto risplendere le periferie delle nostre anime. Dopo una breve distanza esce Intimacy (2008) che riprende, anche troppo, da dove avevano interrotto.



Pur individuando sperimentazioni — soprattutto elettroniche — e nuovi tentativi comunicativi, insieme a qualche omaggio ("Zephyrus" fa un bel saluto a "Medúlla" di Bjork), sembra che questi siano più che altro appiccicati a bozze di idee precedenti, invece che lavorati insieme.La più grande debolezza dell’album è proprio questa: buonissimi spunti
lasciati solitarî e circondati da una giostra di arrangiamenti che sottolineano
l'essere accompagnamento e da ottimi testi che però non ottengono il
meritato palcoscenico per la mancanza di focus volontariamente forzata.

"One Month Off" sembra un lavoro demo da "A Weekend in the City" (2007),
deficitario però del ritmo che lo svuota ma non gli dà significato e di quel
guizzo che in un attimo accendeva tutto e non ti lasciava mai solo. Anche
considerando questo un lavoro “specchio” (ma più che altro raccolta di
outtakes) non riesce a tenersi in piedi per molto neanche continuamente al
confronto continuo.

Non è un album adatto ad accompagnarti la sera mentre torni a casa come i
precedenti e nessuno pretende che lo sia, o che debba servire a qualcosa,
ma pur valutandolo a freddo come più che sufficiente, lascia con l’amaro in
bocca per tutte le idee non sviluppate e le eccessive scorciatoie utilizzate
per chiudere il cerchio e sperare in bene.

- Piro

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