Presentare nel 2008 un album gangsta rap, soprattutto se chi lo pubblica è uno di quelli che l’hanno reso popolare decenni prima e uno dei pochi che l’hanno
portato avanti nonostante gli attacchi e le critiche, e nel frattempo si
è sistemato e vive una vita di soddisfazione, collateralmente ad altri
progetti, inclusa una carriera cinematografica di successo, ha avuto
ragion d’essere solo riuscendo a individuare un’urgenza: di scrivere e esprimersi, certo; ma, pur non in modo pretenzioso, anche di ribadire un punto.
"Raw Footage" è un lavoro pensato, dove continua la critica alla società e al potere, in cui Ice Cube persegue la difesa della sua musica. Non solo: fonde insieme, ancora di più, questi due elementi rivendicandoli come sempre attuali: è necessario prendersela con quello che non va nel mondo pur stando bene, pur quando ormai inquadrati e privilegiati; è fondamentale sottolineare che le vite difficili non sono sempre una scelta, e quando lo sono sono spesso manifestazioni di sopravvivenza che originano da altri mali e storture.
In quest’ultima sfumatura la parte musicale dà il meglio di sé. Ice Cube si ripresenta e con una certa sfacciataggine fa finta di preparare all’ingiustificabile, invece “Hood Mentality” assume toni epici e “It Takes a Nation” pare sorreggere l’intera opera.
“Gangsta Rap Made Me Do It” è il più fedele richiamo alle origini ma un po’ troppo consolatoria e lascia soddisfatti ma niente di più.
Con un flusso che dopo la metà tende a scemare a tratti ma sul finale si riprende si dà la sensazione di essersi persi per strada: da questo punto di vista "Raw footage" è lucido, per il gioco di ambiguità. L’artista, l’ascoltatore, il mondo potrebbero essersi persi tutti e l’unico punto di riferimento è l’attenzione reclamata e messa alla prova.
- Piro
Nessun commento:
Posta un commento