lunedì 27 agosto 2018

Captain Beefheart & the Magic Band: "Shiny Beast" (1978)


Terzultimo album di Captain Beefheart, "Shiny Beast" emerge dopo una rigenerazione durata tre anni e riporta Don Van Vliet e la sua Magic Band alla ribalta dell'avanguardia del rock.

Nel 1978 la carriera del Capitano Cuor di Bue non è messa molto bene: dopo essersi giocato parecchia credibilità a inizio anni settanta, nel 1975 Don Van Vliet viene salvato dall'amico-nemico Frank Zappa, che lo aveva sconfitto nell sfida per l'integrità artistica personale oltre che per la produzione della musica più bizzarra uscita dalle menti dei freak degli anni '60. Zappa va in tour con Beefheart, ci incide un live e poi gli propone di incidere un nuovo album in studio: "Bat Chain Puller", che però per una gigantesco scontro fra Zappa e il suo partner commerciale Herb Cohen non verrà pubblicato che nel 2012. Al povero Beefheart non rimane nulla in mano.

Altri avevano nel frattempo seguito le orme del Capitano: chi come Tom Waits creando il proprio personale impasto di blues sofferto e rock americano, chi come i Residents nella più sfrenata avanguardia rock, chi come i Pere Ubu colorando in senso atonale, sperimentale e noise il loro rock'n'roll di matrice new wave.

Ma il 1978 viene solo un anno dopo il 1977, e siamo quindi ancora in uno di quei pochi periodi della storia della musica popolare in cui non solo si tolleravano gli artisti originali e indipendenti, ma anzi si incoraggiavano addirittura scelte coraggiose e iconoclaste. Non che le major fossero meno avide che in qualsiasi altro momento; semplicemente, cavalcavano l'onda di quello che vendeva, e quello che vendeva era novità e rottura.

Giunge così il momento della redenzione anche per Van Vliet e soci (come sempre raccolti sotto il nome-ombrello di Magic Band), conquistata facendo quello che riesce loro meglio: rock blues disarticolato, licantropo e incoerente, con ampie pennellate di dada e di dissonanza.

Le zampate del Capitano sono tante: "Tropical Hot Dog Night", "When I see mommy I feel like a mummy", "Owed t'Alex" (dedicata ad Alex St. Clair, suo ex chitarrista, con una stupenda slide), "Candle Mambo" (dal sapore caraibico grazie anche alle marimba del veterano Art Tripp), lo strumentale conclusivo "Suction Prints", forse il momento più alto del disco, al quale segue la recitazione di una breve poesia, "Apes-Ma", dedicata a una scimmia invecchiata e che chiude il disco con una certa mesta tristezza.

La musica angolare di Beefheart si ricolora delle suggestioni della new wave, con una produzione moderna pur restando legata agli stilemi del suo passato migliore. È solo l'inizio: arriveranno altri due album a chiudere con il botto una carriera stratosferica.

- Prog Fox

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