I
Blue Cheer arrivano al secondo album con la fama di alfieri del
nascente hard rock e come una delle band più rumorose del tempo. La
concorrenza è spietata, essendoci in giro la Jimi Hendrix Experience, i
Cream, gli Steppenwolf, gli Iron Butterfly, gli Stooges e gli MC5, e i
Blue Cheer non sono certo i più tecnici
del circuito. Con il loro debutto "Vincebus Eruptum" del 1967 avevano
compensato la differenza tecnica da Hendrix e Clapton aumentando al
massimo il livello del rumore, con risultati certamente meritori
nell'evoluzione del genere.
Con "Outsideinside", il gruppo
composto da Leigh Stephens (chitarra), Dickie Peterson (basso e voce) e
Paul Whaley (batteria) si trova così davanti a un passo come sempre
difficile, ovvero l'incisione del secondo album. Ripetersi
pedissequamente? Aumentare all'estremo l'aggressività? Addolcirsi
secondo le influenze della summer of love? Oppure diversificare la
proposta?
La soluzione scelta, encomiabile, è la quarta.
Purtroppo, pur essendo cresciuti come musicisti, i Blue Cheer mostrano
che quando vengono loro a mancare il suono grezzo e l'aggressività
smodata del primo album, non sempre riescono a comporre musica
interessante.
Brani di livello non ne mancano: c'è quello di
apertura, "Feathers from your tree", così come quello di chiusura,
"Babylon", brani di hard rock che sanno partire dalla lezione di Jimi
Hendrix per affermare qualcosa di sinceramente personale e potente.
"Babylon", in particolare, un blues moderno che sa coniugare soli
psichedelici, aggressività e raffinatezza, sembra potere tracciare una
strada felice per le sorti del complesso.
Anche "Sun cycle"
appare riuscita, nel suo passare da una indolenza torpida a efficaci
soli psichedelici punteggiati dalla batteria ingombrante di Whaley.
In negativo, al di là di una cover di "Satisfaction" dei Rolling Stones
e una di "The Hunter" di Albert King di cui francamente non si sentiva
il bisogno, ci sono anche dei pastiche hendrixiani troppo smaccati - e
superati - ("Just a little bit", "Gypsy Ball"). Sono pezzi che
indeboliscono un disco che in ogni caso rimane più che dignitoso senza
raggiungere le vette dell'esordio.
Si tratta anche dell'ultimo
LP dei Blue Cheer con la formazione originale, dato che poi il
brillante, inventivo chitarrista Leigh Stephens verrà cacciato e la band
soffrirà di numerosi cambi di formazione durante le registrazioni del
terzo disco "New! Improved".
- Prog Fox
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