sabato 14 luglio 2018

Talking Heads: "More songs about buildings and food" (1978)

Usciva quarant'anni fa oggi "More songs about buildings and food", secondo album degli americani Talking Heads e loro prima collaborazione con il grande Brian Eno.



Quando una delle band più innovative della New York di fine ’70 finisce tra le braccia di uno dei deus ex machina della new wave tutta, le cose non possono che prendere una buona piega. Reduci dal successo dello stravagante “77”, durante il cui tour vengono notati da Brian Eno, il quartetto si trova in studio col leggendario produttore a preparare la prossima mossa.

L’intuizione di Eno, felicissima, è di alzare ulteriormente la temperatura del meltin’pot degli Heads, inasprendo il contrasto tra le influence funk-soul e il cantato nevrotico di Byrne. L’effetto è di aumentare la ballabilità del disco, allo stesso tempo enfatizzando la cinica ironia del cantante, riversata su ogni aspetto della società “post-moderna”. Le relazioni interpersonali, il rapporto con denaro, lavoro e aspirazioni individuali, tutte le nevrosi dell’uomo occidentale vengono affogate dai tic di Byrne, o meglio del suo personaggio sul palco (e in studio).

Il lavoro di critica ironica al mondo, che i Talking Heads hanno intrapreso fin dagli esordi, è ovviamente un vasto programma che richiederà altro tempo (e altre due collaborazioni con Eno e altri soci notevoli) per portare i suoi frutti più maturi.

“More songs about buildings and food” è una tappa importante di questo percorso, che consolida le basi gettate in ’77 per poterci poi costruire sopra l’intelaiatura stessa della New Wave (o del post-punk, se preferite). E se poche sono le canzoni davvero indimenticabili (esclusa la cover-singolo “Take me to the river”, forse solo l’intro proto-dub di “Warning Sign” e la cavalcata di basso di “Artists only” lasciano davvero un segno nella memoria dell’ascoltatore), è indubbio che l’album nel suo complesso sia gradevole e divertente nella sua interezza, oltre ad essere un tassello importante del percorso degli Heads verso la piccola rivoluzione che darà vita alla parte migliore degli anni ’80 in musica.

- Spartaco Ughi

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