Dopo
i due capolavori dello speed/prog metal con cui esordirono, "Angels
Cry" (1993) e "Holy Land" (1996), i brasiliani Angra hanno bisogno di
tirare un po' il fiato, e la cosa emerge abbastanza chiaramente nel
terzo album del gruppo, "Fireworks".
André Matos (voce, tastiere), Rafael Bittencourt e Kiko Loureiro (chitarre), Luis Mariutti (basso) e Ricardo Confessori (batteria) confezionano un prodotto di buon livello ma indubbiamente meno ispirato dei due album precedenti. Il suono è più muscolare, ma gli arrangiamenti seguono una pista più stretta, il confronto soprattutto con la dimensione spaziale di "Holy Land" è netto, ma la scelta di abbandonare le sonorità e le conquiste del secondo album produce di fatto una versione minore, per quanto gradevole, del disco di esordio.
"Wings of Reality" e "Speed", che aprono e chiudono l'album rispettivamente, sono brani muscolari che vorrebbero ristabilire i fasti di "Angels cry" ma suonano troppo come power metal abbastanza classico nella scia di Helloween o Stratovarius. Questo approccio ritornerà ancora in altri brani, rendendo un po' ripetitivo l'ascolto di un album che, peraltro, dura oltre un'ora.
I pezzi migliori di "Fireworks" risultano così il più sofferto e struggente, "Lisbon", che riesce a entusiasmare per il suo pathos, e il più anomalo, "Gentle change", che vede la band prodursi in una delle sue assolute vette, fra atmosfere di folk brasiliano che si evolvono in un prog metal deciso e infine terminano con una solenne, gloriosa coda di sapore romantico.
A seguito di "Fireworks" e di un lungo tour mondiale, gli Angra si spezzeranno in due nel 2000: i chitarristi Loureiro e Bittencourt conserveranno la proprietà del nome, mentre Matos, Mariutti e Confessori fonderanno gli Shaman. Né i primi né i secondi riusciranno a raggiungere, nel corso delle proprie dignitosissime carriere, gli apici del periodo in cui avevano viaggiato insieme.
- Prog Fox
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