venerdì 20 luglio 2018

Family: "Music in a Doll's House" (1968)

"Music in a Doll's House" è l'album di debutto di uno dei principali e più sottovalutati gruppi inglesi dell'era classica fine sessanta/inizio settanta: i Family di Roger Chapman e Charlie Whitney, protagonisti di un mix eclettico di prog, psichedelia, hard, folk e blues.






"Music in a doll's house" degli inglesi Family viene considerato da molti uno dei primi dischi di transizione fra psichedelia e progressive, e si può infatti affiancare ad alcune significative opere del periodo.

Nello spazio di un anno, tra maggio 1967 e luglio 1968, il genere progressive fu di fatto canonificato da dischi quali il debutto dei Procol Harum, quello dei Nice, il secondo album dei Moody Blues, e il debutto dei Traffic, nonché i primi due dischi dei Pink Floyd, il secondo dei quali aveva già virato in direzione molto più prog che psycho.

Non è un caso che Dave Mason, chitarrista dei Traffic, sia il produttore di questo disco eclettico e a tratti profondamente geniale e influente - Traffic e Family, infatti, con le loro opere posero le basi per una via alternativa al progressive, molto più improntata alle influenze folk, blues e jazz piuttosto che a quelle neoclassiche (al contrario di Procol Harum e King Crimson), fornendo robusti contributi alla prima fase della carriera di gruppi come i Jethro Tull, per fare un nome, e i Colosseum (Band), per farne due, mentre il modo di cantare e di esibirsi del leader Roger Chapman avrebbe influenzato nientemeno che lo stile di Peter Gabriel.

I Family nacquero a Leicester verso la fine del 1966, inizialmente come gruppo soul e blues; quando la direzione della musica nel 1967 si fece più psichedelica, il batterista Harry Ovenall venne sostituito da Rob Townsend, batterista dal tocco assolutamente personale ed eclettico, che si aggiunse a Roger Chapman, voce e fiati, Jim King, fiati, Ric Grech, basso, violino e violoncello, e a John "Charlie" Whitney, chitarrista e principale compositore del gruppo.

"Music in a doll's house" si apre con due capolavori assoluti: la frenetica "The Chase" e la delicata, dolcissima "Mellowing Grey"; ma anche il prosieguo dell'album non è da meno, con brani di assoluto valore come "Me my friend" e "Winter"; "Old songs new songs" propone una sorta di manifesto musicale della band, che qui parte da un power blues muscolare per arrivare a un acid rock fiatistico strabordante.

Non tutto, come anticipato, è perfetto: "Mr. Policeman" lascia un po' a desiderare, mentre "See through windows" diventa interessante solo quando il suono lascia spazio alla fin troppo breve coda strumentale.

A riportare in alto le quotazioni dell'album pensa la quartina finale: prima la medievaleggiante, folk progressive "Peace of Mind", in cui svetta la voce di Chapman, poi l'inquietante, sperimentale "Voyage" (nella quale emergono influenze dei Pink Floyd), il folk psichedelico e mediorientaleggiante di "The Breeze" e soprattutto "3 x Time", con quella intro di sax che resta una delle cose più belle mai partorite dalla band.

Per concludere, vale la pena far presente che in questa personalissima variante (o carta di intenti, se vogliamo) del progressive eclettico non si ricorre a classicismi esasperati o a suite di improbabile lunghezza: la canzone più lunga del disco arriva a malapena a superare i 4 minuti.

La quantità di idee presenti in questo album in questo momento della musica rock britannica e non solo lo rende uno dei prodotti più interessanti del già fervidissimo 1968.

Provare per credere.

- Prog Fox








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