sabato 21 luglio 2018

Mark Lanegan: "Scraps at midnight" (1998)

"Scraps at Midnight" è il terzo album solista di Mark Lanegan, ex-cantante degli Screaming Trees, e rappresenta il capitolo conclusivo della sua trilogia roots-blues: un disco notevole, polveroso e cupo come la notte del deserto.



Dopo "The Winding Sheet" e "Whiskey for the Holy Ghost", l'ex-cantante degli Screaming Trees Mark Lanegan conclude la sua personale trilogia blues/roots con "Scraps at Midnight", come i due precedenti un disco cupo e notturno, che sa di aria del deserto e di polvere, di dolore, petrolio, catrame, sigarette mezze consumate e di quel senso di vita libera e sofferta che caratterizza tanto rock and roll.

Lanegan sceglie come compari di viaggio l'amico Mike Johnson (che proprio in quel periodo lascia il suo posto da bassista dei Dinosaur Jr) e alcuni noti sessionmen di quell'area musicale che va dai Queens of the Stone Age agli Eagles of Death Metal, come Dave Catching, Fred Drake, Keni Richards e Paul Solger Dana, che lo aiutano anche a scrivere le dieci canzoni del disco.

Lanegan dice che vuole scrivere un disco di blues rock, laddove il blues rock significa un blues rock degli anni novanta, che non ha più quelle dinamiche da vecchiacci tipo Eric Clapton o da un vecchio dentro come Robert Cray: ci sono quindi le influenze del blues già svecchiato di un Tom Waits e del roots rock di gente tipo la Band o i suoi contemporanei Calexico, ma anche un feeling moderno, un feeling grunge perché dopotutto Lanegan parla sempre della stessa cosa, cioè di come un drogato alcolizzato del cazzo sia riuscito finora a scamparla, tra una riabilitazione e un'altra ("Hospital").

I capolavori del disco sono probabilmente "Stay", la cui ciliegina sulla torta di malinconia e fisarmonica è un bellissimo, semplice solo sgrammaticato di chitarra elettrica, la sgretolata, graffiante "Waiting on a Train" e "Last one in the world", che cita "Stairway to Heaven" e il Clapton anni '70 (e allora lo vedete che non gli vogliamo male nemmeno noi?), ma comunque c'è poco da buttare via nell'atmosfera di questo bel disco, che ripercorre coordinate note con uno spirito personale e originale.

- Red

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