sabato 23 giugno 2018

Band: "Music from Big Pink" (1968)

Cinquant'anni fa oggi usciva "Music from Big Pink", il disco di esordio della THE BAND

Nati come accompagnatori prima del rocker Ronnie Hawkins a Toronto, poi di Bob Dylan, questi cinque ragazzi (quattro canadesi e un sudista) inventarono, lavorando con Dylan, il roots rock, con quello che il nostro recensore considera uno dei cento dischi più importanti del Secondo Novecento.





 "Music from Big Pink" nasce dal sogno della più nota delle band di supporto di Bob Dylan di realizzare il proprio potenziale creativo. Uno dei dischi più importanti ad uscire nel 1968, "Music from Big Pink" , nel bel mezzo dell'era psichedelica, ne usa il linguaggio musicale - chitarre elettriche, armonie corali, distorsioni - per inventare un genere completamente diverso: chiamatelo come volete - americana, country rock, roots rock.

I membri di quella che sarebbe diventata nota come la Band (quattro ragazzi canadesi e un sudista) si conobbero tra il 1958 e il 1963 entrando al servizio di Ronnie Hawkins, un cantante rock dell'Arkansas trasferitosi a Toronto, in Canada.

Dopo averlo abbandonato nel 1963, nel 1965 tre di loro registrano l'album "So many roads" con il chitarrista folk blues John Hammond Jr. Quando Bob Dylan decide per la sua rivoluzionaria svolta elettrica, è Hammond che gli consiglia i cinque ragazzi della Band per accompagnarlo nel suo controverso tour dal settembre del 1965 al maggio del 1966. Uno di loro, il batterista Levon Helm, li abbandona però dopo un solo mese, turbato dalle fortissime reazioni negative del pubblico folk che disapprova il fatto che il suo eroe Dylan abbia elettrificato la propria band. Ma anche quel tour contribuì al fatto che tra 1965 e 1966 il folk rock spazzasse per sempre via tali forme di stolido purismo.

Dopo il grave incidente motociclistico di luglio 1966, Dylan si chiuse nella propria casa di Woodstock e si mise a comporre e incidere materiale proprio e cover con la Band, per un totale di un centinaio di canzoni circa. Fu in questo periodo che Dylan collaborò anche alla scrittura di alcuni dei brani che finirono in questo disco, mentre Levon Helm ritornò a lavorare con loro.

Rinforzato dalla competenza musicale ben più elevata dei suoi compari, strumentisti creativi e pieni di immaginazione, Dylan coniò con la Band un nuovo linguaggio musicale che si appropriava della nuova capacità degli arrangiamenti dei freak e degli hippies ma li metteva al servizio di una forma musicale fortemente basata sul folk e sul country. Il resto del materiale fu messo a punto dal gruppo in una casa ribattezzata Big Pink, sempre in compagnia di Dylan.

Il nuovo genere sviluppato dalla Band fu di importanza decisiva per il futuro per vari motivi. Innanzitutto riportava in un certo senso all'inizio e chiudeva il cerchio aperto dai Byrds, che erano partiti dal folk e da Dylan per arrivare alla psichedelia. La Band riutilizzava tutto il materiale sonoro (dalle chitarre elettriche alle armonie vocali agli arrangiamenti elaborati) sviluppato dal 1964 al 1968 e lo riportava nelle sue tematiche folk e country, fortemente modernizzato ma anche ripulito dagli eccessi avanguardisti e lisergici. Se la musica rock sembrava poter riandare al folk e al country solo attraverso il nascente soft rock californiano di James Taylor e di Crosby, Stills & Nash, la Band aprì una via diversa al patrimonio del passato americano, mostrando come gli elementi comuni del country blues e del folk rock potessero essere infusi delle innovative, contemporanee istanze musicali.

Tale visione fu poi perseguita con successo, in modi diversi, da tanti altri: Grateful Dead, Byrds, Seatrain e Allman Brothers Band, per fare degli esempi. In questo senso, "Music from Big Pink" è un album indispensabile per comprendere la nascita del genere, alla stregua del suo seguito "The Band" e dei primissimi dischi dei Creedence Clearwater Revival.

Tra i tanti notevoli brani, i capolavori assoluti sono la canzone di apertura "Tears of Rage" (testo enigmatico di Dylan per voce e musica di Manuel); "The Weight", una delle canzoni più famose della Band (scritta da Robertson e cantata da Helm); e la conclusiva "I shall be released" (ancora una composizione di Dylan), resa più straziante se si pensa che il carcerato che cerca di illudersi di potere uscire presto dalla prigione anticipa beffardamente il destino del suo interprete Richard Manuel, che inizierà presto a sprofondare nell'alcolismo e nelle droghe, perdendo voce e capacità di suonare e comporre, fino al prematuro suicidio avvenuto nel 1984.

- Prog Fox


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