sabato 12 maggio 2018

Stranglers: "Black and White" (1978)

Quarant'anni fa oggi usciva "Black and White", terzo LP degli The Stranglers (Official). Un ottimo disco in cui si aumentava la dose di sperimentazione senza perdere in qualità, nonostante qualche mugugno della critica.


Quando una band di culto decide di cambiare direzione, viene sempre studiata con attenzione: si cerca di capire se si siano venduti, se si siano commercializzati, se stiano cercando di seguire le mode del momento. Però ai critici seri questo non dovrebbe interessare: dovremmo solo capire se i dischi del nuovo corso siano ancora validi o no, senza considerare negativamente il successo di pubblico o il cambiamento.

"Black and White", terzo LP degli Stranglers, è uno di questi casi. Arriva nel 1978, la maggioranza dei gruppi punk ha già dato tutto e tutti gli altri si stanno buttando sulla new wave, sulle drum machine e/o sui ritmi da discoteca. Gli Stranglers però se ne fottono: se ne fottevano prima dell'esplosione del punk fra 1976 e 1977 e a maggior ragione se ne fottono ora. È vero, "Black and White" è meno aggressivo dei precedenti "Rattus Norvegicus" e "No more heroes", c'è più sperimentazione che violenza e c'è più decadenza che rabbia, ma il valore della band rimane immutato. Inoltre, gli Stranglers ci regalano quasi un album e mezzo, visto che oltre all'LP vero e proprio vi è dato in allegato un singolo che aggiunge un altro quarto d'ora di durata al disco, minuto più minuto meno. A riprova di una immutata floridità della vena artistica.

L'album è diviso in due lati che non si chiamano A e B ma Black Side e White Side. L'apertura della White Side è da paura: "Tank" è violenta, sporca e aggressiva come siamo abituati ad aspettarci dagli Stranglers, con le tastiere di Greenfield in primissimo piano e un giro di basso di Burnel che fa correre brividi sulla schiena. Burnel ci introduce anche alla fascinosa "Nice'n'sleazy", altro pezzo sporchissimo connotato per una strofa eccezionale.

"Outside Tokyo" è un momento più meditativo e forse uno dei principali colpevoli dell'accusa di ammorbidimento; anche i più virulenti detrattori degli Stranglers non possono negare che "Hey", la canzone che viene dopo, sia una bomba poderosa che sa mescolare punk tradizionale e sperimentazioni degne di Pop Group e Pere Ubu, grazie al tappeto di organo di Greenfield e al sax dell'amica Lora Logic; il lato si conclude con altre due canzoni importanti, la bizzarra "Sweden" e la lunga, epica "Toiler on the Sea".

Il Black Side è purtroppo di livello un po' inferiore, nonostante "Curfew", un'altra canzone meravigliosa che alterna un disturbante ritmo in 7/8, un ritornello favoloso e un breve interludio di organo; e "Do you wanna", l'unica canzone cantata dal tastierista Greenfield, che qui interpreta psicotico e sopra le righe, imprimendo il suo marchio su uno dei pezzi più cazzuti ancora una volta con il suo organo; e nonostante il pregevole, inquietante finale di "Enough Time" (in cui già si prefigurano certe atmosfere da Bauhaus, se ci è concesso dirlo, specie in anticipazione della vocalità vampirica di Peter Murphy).

Nel singolo incluso all'edizione originale dell'album ci sono tre canzoni: una cover stupefacente di "Walk on by" di Burt Bacharach e Hal David, che il gruppo (Greenfield in primis, per il quale non sappiamo più trovare aggettivi) trasforma in un capolavoro alla Doors stile "Light my fire"; e gli inediti "Mean to me" (un divertimento rock and roll) e "Tits" (un jazz blues volgare e ruffiano).

Non si può quindi davvero imputare molto agli Stranglers, se non che avrebbero potuto sostituire un paio dei pezzi più deboli con quelli del singolo extra. Ma quando le critiche si limitano a questo, è chiaro che stiamo parlando di un altro grande album da aggiungere alla propria discografia. Il livello del gruppo non calerà nemmeno con il successivo, cupissimo "The Raven". Ma questa è un'altra storia.

- Red


 

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...