martedì 22 maggio 2018

Quicksilver: "Quicksilver Messenger Service" (1968)

Nel maggio di cinquant'anni fa venne pubblicato l'omonimo disco d'esordio dei Quicksilver Messenger Service - Band, l'ultima delle grandi band psichedeliche della West Coast a esordire su long playing.

Va da sé che si tratta di un disco imperdibile per gli amanti dell'epoca.




I Quicksilver Messenger Service (spesso semplicemente noti come Quicksilver) furono l'ultima delle tre grandi band psichedeliche della west coast a pubblicare un LP, arrivando oltre un anno dopo i Grateful Dead e i Jefferson Airplane, nonostante il primo concerto della band risalisse al dicembre del 1965 e nonostante i Quicksilver fossero ben presenti in cartellone ai vari concerti della Summer of Love.

Sebbene l'idea di formare il gruppo fosse apparentemente del chitarrista John Cipollina e del cantautore Dino Valenti alias Chet Powers (autore nel 1963 di un pluri-inciso successo dell'epoca psichedelica, "Let's get together"), quest'ultimo finì in galera - secondo la leggenda - il giorno dopo la decisione di fondare la band, e ci rimase per la maggior parte dei due anni successivi.

Così, fu Cipollina a farsi carico della selezione dei musicisti, che dopo un certo numero di cambi d'organico si cristallizzarono sulla storica formazione a quattro formata da Cipollina stesso, dal cantante-bassista David Freiberg, dal cantante-chitarrista Gary Duncan e dal batterista Greg Elmore. Tutti musicisti preparati e competenti, rappresentavano una terza via alla psichedelia californiana rispetto a quella dei Grateful Dead (caotici, rumoristici e avanguardistici protagonisti di jam infinite) e dei Jefferson Airplane (molto più focalizzati sulla psichedelia blues del chitarrista Kaukonen e sull'integrazione dei solo in composizioni quadrate): i Quicksilver infatti amavano il formato della jam, ma esse erano molto più strutturate e controllate rispetto a quelle dei Dead.

Questo approccio misto emergeva bene sia live che in studio, come dimostra il loro disco di debutto omonimo, "Quicksilver Messenger Service", mirabile esempio di rock californiano e una delle migliori opere della band, che consiste di soli sei brani, due dei quali sono lunghe jam mentre gli altri quattro sono canzoni di rock psichedelico assolutamente godibili.

Le canzoni sono "Pride of Man", piacevole cover di un classico del cantautore Hamilton Camp; la splendida "Light your windows", originale pezzo di Freiberg e Duncan; un pezzo dell'amico Valenti, "Dino's Song", molto byrdsiano/beatlesiano come scrittura sebbene annegato nello psych rock delle chitarre; e infine la deliziosa "It's been too long", altro originale scritto con la band dal brillante manager Ron Polte, in cui spiccano le armonie vocali del gruppo e l'interazione ritmica stratosferica dei due chitarristi.

Quanto alle jam, che sono poste in chiusura di entrambi i lati del disco, "Gold and Silver" è una riuscitissima rilettura, originale e psichedelica, di "Take five" del Dave Brubeck Quartet (1959); mentre "The Fool", forse capolavoro assoluto dell'album, conclude l'album con dodici minuti sublimi, in cui Duncan e Cipollina si alternano ai solismi spaziando fra temi e atmosfere che anticipano sorprendentemente certe sonorità del nascente progressive rock britannico.

È abbastanza chiaro ormai che se siete amanti della psichedelia americana e del rock californiano non potete fare a meno di questo disco. E nessuno può dirsi davvero un appassionato della musica della Summer of Love se non conosce qualcosa delle opere dei Quicksilver Messenger Service.

- Prog Fox

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