Fra aprile e maggio di quarant'anni fa usciva "Heaven Tonight",
terzo disco degli americani Cheap Trick. La band dell'Illinois
illuminava ancora il panorama power pop di fine anni settanta; ma
l'America non era ancora pronta. Per fare successo sarebbero dovuti
passare dal Giappone.
Nati
a Rockford nell'Illinois nel 1974, i Cheap Trick giungono nel 1978 al
terzo album, "Heaven Tonight". Ancora una volta confezionano un altro
grande disco di power pop brillante e creativo, che per la terza volta
consecutiva non ebbe successo in patria.
La principale mente creativa del gruppo rimane il chitarrista Rick Nielsen,
con la sua mimica da arlecchino e i suoi vestiti da nerd liceale. Al
suo fianco, immutato il trio di compagni di viaggio: la voce e seconda
chitarra Robin Zander, un discepolo di Roger Daltrey, capace però di
passare anche ai toni più melliflui se necessario; il bassista è Tom
Petersson, altro figaccione e co-autore di metà dei brani; infine alla
batteria c'è Bun E. Carlos, fisico e aspetto di un impiegato del
catasto, capace tanto di sottigliezze ritmiche che di pesantezza
mastodontica, che costituisce con Nielsen la metà scema nella
contrapposizione visiva di una band formata da due bellocci seri sul
palco e da due bruttocci che fanno i deficienti. Nel disco, il pregiato
sessionman Jai Winding completa il suono con un uso melodico e ben
presente delle tastiere.
Se l'impianto del suono del gruppo
varia poco, è comunque vero che dopo un disco più cupo e hard rock
("Cheap Trick", 1976) e uno più pop e più amabile ("In color", 1977),
"Heaven Tonight" rappresenta in un certo senso il punto di incontro fra
le due posizioni, lievemente più equilibrato di entrambi e forse
migliore anche dell'ottimo disco di esordio.
L'uno-due con cui
si apre l'album è da k.o.: "Surrender" è una delle tre canzoni più
importanti della carriera del gruppo e uno dei manifesti del power pop,
infuso perdipiù di un sarcasmo e di uno spirito libertario che troppo
spesso mancano nel genere ("mommy's alright, daddy's alright, they just
seem a little strange"); "On top of the world" è altra meraviglia che sa
mescolare road trip springsteeniano ed entusiasmante power pop da fine
settanta.
Tra le altre perle del disco spicca in particolare
"Auf wiedersehen", pezzo da urlo (come è da urlo la prova vocale di
Zander) che tratta sarcasticamente del tema del suicidio. Il resto
dell'album si mantiene su buoni livelli, capaci di conciliare melodia e
aggressività ("High roller", la cover di "California Man" dei Move).
Nonostante il modesto successo del disco in patria, in Giappone i Cheap
Trick andavano alla grande. Per quello la band deciderà di incidere un
disco solo per il mercato nipponico, il triplo album dal vivo "Live at
Budokan", registrato a Tokyo durante il tour di promozione a "Heaven
Tonight". Sarà il disco che li consacrerà anche in patria come una delle
migliori power band del decennio.
- Prog Fox
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