mercoledì 2 maggio 2018

Captain Beefheart & His Magic Band: Strictly Personal (1968)


Il 2 maggio di cinquant'anni fa vengono completate le registrazioni di "Strictly Personal", secondo album di Captain Beefheart e della sua Magic Band, che verrà pubblicato nell'ottobre dello stesso anno. Un ottimo disco da parte del Capitano e della sua banda, nonostante egli stesso l'abbia disconosciuto successivamente in una delle sue celebri paraculate.




(il disco completo si può sentire qui: https://www.youtube.com/watch?v=kImqox5uMdI)

Il secondo album del Capitano Cuordimanzo spinge l'acceleratore sul blues psicotico di cui si intuivano appena le potenzialità sul debutto "Safe as milk". Don Van Vliet (alias Captain Beefheart, voce & armonica) guida la Magic Band, formata dai chitarristi Alex St. Clair e Jeff Cotton (maestro della slide), dal bassista Jerry Handley e dal batterista John French, in un trip psichedelico che tritura e frulla una serie di influenze della Summer of Love e del rock della West Coast in qualcosa di completamente nuovo e inedito.

L'album si apre con l'ottima "Ah feel like ah said", introduzione minimalista al blues pazzo dell'album tutto, con la voce licantropa di Beefheart in primo piano (grande la sua influenza su successivi cantanti quali Tom Waits, per citarne uno su tutti); "Safe as Milk", forse il capolavoro assoluto dell'LP, riprende il titolo dell'album precedente, e mostra quella che sarà una delle caratteristiche più innovative e peculiari del Capitano, realizzata poi compiutamente sull'album successivo, "Trout Mask Replica", ovvero la ritmica caracollante, multiforme e caratterizzata da poliritmi e cambi di tempo continui, qui impegnati ad accompagnare una trascinante linea vocale. Particolarmente importante in questo senso il ruolo del batterista French.

Segue "Trust us", un cupo, minaccioso acid rock in cui tutta la band ha l'occasione di brillare come un diamante oscuro; mentre "Son of Mirror Man" è il pezzo meno riuscito del disco, danneggiato da un uso eccessivo del phasing che distrugge fondamentalmente qualsiasi cosa di buono potesse esserci. Incomprensibile la scelta di realizzare un brano così.

Il lato B presenta un altro brano di rock psichedelico, "On tomorrow", poi la parodia "Beatle Bones 'n' Smokin' Stones", che prende in giro "Strawberry fields forever", il fantastico psychoblues "Gimme dat harp boy", con l'armonica superba di Beefheart in primo piano, e infine "Kandy Korn", che conclude un disco davvero ottimo con una coinvolgente caracollata surreale con un ottimo finale - c'è da dire, purtroppo, che questa pur buona versione non raggiunge le vette del demo presente sul disco 'perduto' "Mirror Man" (registrato prima di questo "Strictly Personal" e pubblicato solo nel 1971).

"Strictly Personal" fu rigettato da Van Vliet quando la critica e il pubblico parvero non apprezzarlo - Van Vliet accusò il produttore Bob Krasnow di avergli sabotato il disco aggiungendo e togliendo trucchi in studio che lui non gli aveva chiesto - cosa assai inverosimile: questa fu solo la prima di una delle tante paraculate del Capitano. Difficile capire come un tale desiderio di approvazione altrui si potesse conciliare con la carriera di una delle figure più idiosincratiche (e anche di una delle persone più insopportabili con cui lavorare, secondo le voci dei suoi compagni di strada, l'amico-nemico Frank Zappa in primis) del rock.

Fatto sta che, nonostante il disco non fosse stato capito, Beefheart probabilmente non capì perché il pubblico non l'aveva capito: direi che nella sua testa matta riteneva che "Strictly Personal" fosse stato rifiutato perché troppo commerciale, cosicché l'anno successivo, con il supporto proprio di Zappa, realizzò una delle opere più fuori di testa mai concepite nel rock dello scorso secolo, quella che gli diede, giustamente, fama imperitura: "Trout Mask Replica".

- Prog Fox

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