lunedì 9 aprile 2018

Ashes Divide: "Keep telling myself it's alright" (2008)

Gli Ashes Divide sono il progetto solista di Billy Howerdel, chitarrista e co-leader degli A Perfect Circle. L'8 aprile di dieci anni fa veniva pubblicato quello che finora è il loro unico album, il pregevole "Keep telling myself it's alright".


Fra pochissimo avremo il piacere di trovare sugli scaffali di tutti i negozi di musica (beh, ormai si fa per dire…) il nuovo attesissimo album degli A Perfect Circle, spezzando un’astinenza da album da studio che durava da quindici anni (se escludiamo l’album di cover "eMotive" e l’album/dvd di remix "aMotive"). Erano ancora vivi? Definitvamente defunti? In fase di criostasi permanente? Per molto nessuno sapeva con esattezza quale fosse il reale stato degli A Perfect Circle. Durante questo lunghissimo lasso di tempo, Billy Howerdel, che del suddetto gruppo è chitarrista e co-leader e fondatore assieme a Maynard, mise in piedi un proprio progetto personale fondando una nuova band, gli Ashes Divide.

"Keep Telling Myself It’s Allright" è il titolo del debutto, pubblicato l’8 aprile del 2008. Per la composizione e la registrazione del disco, Howerdel si occupò praticamente di tutto,voce, chitarre, basso, tastiere, tutto eccetto la batteria, reclutando dietro le pelli Josh Freese, unico membro ufficiale del gruppo assieme naturalmente a Howerdel.

Stilisticamente, il gruppo è inquadrabile in un ibrido fra l’alternative onirico della propria band madre (dai connotati meno metallici) e il new wave britannico ottantiano, con The Cure e Sioux and the Banshee come fonte maggiore d’ispirazione. Meno dark, e più solari.

Di Billy Howerdel sapevamo già che fosse un chitarrista dal gusto compositivo sopraffino, adesso possiamo ammirarlo nelle vesti di cantante, ruolo in cui si destreggia altrettanto egregiamente. E soprattutto la sua voce è perfettamente allineata con quanto la sua almost one man band propone. Howerdel, così come Maynard, possiede un timbro vellutato e fragile, elegante e cristallino anche nelle parti più tirate, non comunque dissimile nella stesura delle linee vocali dallo stile di Robert Smith, cui lo accomuna la stessa sognante e malinconica emotività interpretativa.

"Keep Telling Myself It’s Allright" è un buonissimo lavoro, che magari non sbalordisce come "Mer de Noms" o "Thirteenth Step", il meglio Howerdel lo ha dato in quei dischi con la complicità di Maynard, il disco comunque resta altamente consigliato a chi adora il tipo di sonorità dei gruppi in precedenza citati, e non necessariamente sia uno che l’altro.

"The Stone" fu il primo singolo che anticipò l’album di qualche mese, fra l’altro riscuotendo un ottimo successo nelle charts americane (forse anche per merito dell’hype prodotto dall’effetto “roba inedita di quello che suona con Maynard), dove si piazzò nella top ten rock & alternative, oltreoceano, neanche a dirlo, ovviamente non venne nemmeno quasi considerato. C’est la vie. Ad ogni modo, "The Stone" fu un gran bel biglietto da visita, pezzo tosto e radiofonico quanto basta per renderlo appetibile al popolo rock e incuriosire gli estimatori delle sonorità più alternative.

"Too Late" è un'altra potenziale hit e mostra il lato più docile di Howerdel, una ballad soffusa dall’atmosfera ammaliante giocata su docili melodie. Pezzo galeotto da lumi di accendini oscillanti nel live stage.

Tutto il disco nel complesso non presenta filler e vale la pena gustarselo appieno, regalandosi quarantacinque minuti di evasione nelle lande incantate plasmate da Howerdel. Vale la pena citare anche l’opener "Stripped Away", il pezzo del lotto che più si avvicina al cerchio perfetto, la successiva accattivante "Denial Waits", composta assieme alla musicista argentina Paz Lenchantin (già sua collega negli A Perfect Circle, poi passata sotto l’egida di Billy Corgan negli Swan e attualmente nei Pixies), la mesta "Forever Can Be" la quale sembra un personale tributo ai primi The Cure, e la combo "A Wish" e "Ritual" in cui ritroviamo il mood velato di "Too Late".

L’eco degli anni 80 si fa prepotentemente udire nella orecchiabile e radiosa "Defamed" e in "The Prey", pezzo che sembra quasi essere composto dai New Order in versione moderna. "Enemies" è invece il pezzo più energetico del gruppo, e anche sotto queste spoglie più vigore non sfigura affatto. Chiude "Sword" e lo fa in modo eccellente, il pezzo più articolato dell’album dalle svariate sfumature e alterno temperamento, altro picco di bellissimo prodotto musicale. Piccola curiosità: nella parte strumentale iniziale possiamo udire anche un violoncello, beh, è suonato da Devo Keenan, figlio (all’epoca adolescente) di Maynard.

Negli anni successivi Howerdel dichiarò più volte di essere al lavoro su nuove idee e nuovo materiale per dare un seguito a "Keep Telling Myself It’s Allright", purtroppo però in tempi non sospetti dovette accantonare tutto per dedicare i propri sforzi agli A Perfect Circle svegliatisi dal lungo letardo. Ad oggi questo rimane il primo e unico disco della sua band “parallela”. Chissà, magari qualcosa che era destinato a diventare parte del secondo disco degli Ashes Divide lo potremo sentire nell’imminente "Eat the Elephant".

- Supergiovane

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