mercoledì 18 aprile 2018

dEUS: "Vantage Point" (2008)

Dieci anni fa oggi usciva "Vantage Point", quinto album dei rocker belgi dEUS e secondo disco dopo la reunion del 2005 che seguiva una lunga pausa iniziata nel 1999 dopo "The Ideal Crash".



(il disco si può sentire qui: https://www.deezer.com/it/album/42887921)

Probabilmente ad un certo punto dell'ispirazione, dell'orgasmo creativo, del climax visionario si raggiunge una tale velocità di crociera da potere permettersi di navigare anche un poco di conserva senza perdere troppo di qualita complessiva.
Certo, serve che la spinta iniziale sia stata forte e vieppiù supportata da classe e talento.
Il caso dei dEUS, ad un appassionato benevolo e innamorato irrimediabilmente delle opere prime della band di Antwerp, può facilmente ricondursi a questo paradigma.

Non si sta per questo, premettiamo, derubricando "Vantage Point" (2008) ad una opera manieristica e sostanzialmente in scia delle precedenti espressioni.
Il disco, premettiamo altresì, è ben valido e strutturato.
Il problema è che una band che ha nel carniere dischi come "WCS", "In a Bar..." e "The Ideal Crash" ha l'onore e l'onere di vedere ogni suo passo paragonato ai precedenti.

Ascoltiamolo allora questo disco e facciamoci subito catturare dal velluto oscuro e familiare, per chi ha dimestichezza con il mondo di Tom Barman e soci, di "When She Comes Down", doppiato in sequenza dalla energica e tirata "Oh Your God!".

Ruffiani e smaccatamente ammiccanti, poi, i dEUS lo sono sempre stati e ce lo confermano subito con la suadente "Eternal Woman", che riecheggia con rinnovato stile i migliori momenti soft della band (siamo sulle onde di "Hotellounge" e delizie simili...).
"Favourite Game" è il classico pezzo con riff perfettamente incastrato e sofferto: marchio della casa stampato in fronte. "Slow" ritorna a tentare e maramaldeggiare su terreni torridi e ambiguamente sexy (back vocals di Karin Dreijer degli Knife, tanto per gradire).

Forse meno avvincenti, ma si tratta di dettagli e gusti marginali, i passaggi della rigida "The Architect" e di "Is A Robot", mentre il trittico finale è un caleidoscopio delizioso e raffinato di morbide e vibranti ballate.
"Smokers Reflect" non può non conquistare anche i cuori più algidi mentre il delitto perfetto è compiuto da "The Vanishing of Maria Schneider", mirabile e tenero omaggio a visioni e sensazioni cinematografiche ed umane (da brividi il ritratto della meravigliosa e fragile attrice - "Your time, not seen it passing / Your beauty, no, not seen it go").
Si chiude con "Popular Culture" e l'abbraccio si fa forte e sentito.

Torniamo alla premessa e veniamo alle conclusioni: l'aereoplano vola ancora alto, certo ancora in quota.
La propulsione iniziale è stata certo clamorosa e per certi versi irripetibile: ora si naviga bene e padroni della propria rotta, consapevoli dei propri notevoli mezzi e della propria innegabile ed impareggiabile classe.

- il Compagno Folagra

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