sabato 28 aprile 2018

Blind Guardian: "Nightfall in Middle Earth" (1998)


Il 28 aprile si celebrava il ventennale di uno dei migliori album di epic metal mai pubblicati: "Nightfall in Middle Earth" dei tedeschi Blind Guardian.

Basandosi sul nucleo centrale del "Silmarillion" di JRR Tolkien, ovvero la lotta degli elfi Noldor contro il malvagio Morgoth, sorta di angelo caduto dell'epica tolkeniana, il gruppo e un piccolo numero di collaboratori si destreggia con perizia e inventiva fra il materiale tematico e realizza un disco formalmente perfetto e dalla grande carica emotiva, immancabile per ogni appassionato di metal e high fantasy.




I Blind Guardian (Hansi Kürsch, voce; André Olbrich e Marcus Siepen, chitarre; Thomen Stauch, batteria; con il supporto del nuovo membro esterno Oliver Holzwarth al basso) arrivano al sesto album forti di una crescita continua che li ha portati alla realizzazione dell'ottimo "Imaginations from the other side" nel 1995. La band tedesca, una delle migliori espressioni dell'epic metal, branca del power metal particolarmente devota alla narrazione di storie in stile fantastico (soprattutto fantasy), ha scritto molti brani a tema, coi quali dare un tributo entusiastico ai loro autori prediletti, da JRR Tolkien a Michael Moorcock, passando per la mitologia nordica e quella greco-romana. Ma ormai si sentono sufficientemente pronti per tentare la carta del concept album, e per farlo tentano una scommessa particolarmente ambiziosa, quella di mettere in musica il nucleo centrale del "Silmarillion" di JRR Tolkien. Operazione perfettamente riuscita, che produce uno dei massimi capolavori del metal anni novanta, "Nightfall in Middle Earth".

Il disco si compone di ventidue tracce, diverse delle quali sono solo narrazioni (a cura di Norman Eshley e Douglas Fielding) che tengono insieme la storia, per un totale di 65 minuti. La durata quindi è contenuta, e la storia viene resa particolarmente bene rispetto alla media dei confusi album narrativi: gli intermezzi parlati non sono mai tediosi e sono situati in modo da poter facilmente essere saltati programmando la lettura del cd (o la playlist su youtube o spotify o deezer). Il tono generale è epic metal, ma numerosi sono gli elementi folk, prog e speed, spesso inframezzati all'interno dello stesso brano, cosicché il disco scorre molto bene, variegato, fluido ed estremamente fruibile e godibile.

La trama del disco riprende la storia del furto dei Silmaril da parte dell'angelo caduto Morgoth, che fugge nel nord della Terra di Mezzo dopo avere distrutto i due alberi della vita che davano luce al mondo. I Valar, servitori della divinità suprema del corpus tolkeniano, noto come Iluvatar o Eru, e avversari di Morgoth, creano così il Sole e la Luna per contrastare Morgoth stesso. Ma Morgoth, scappando, aveva rubato i tre oggetti più belli mai creati dai mortali: i Silmaril, gioielli impregnati della luce dei due alberi, costruiti dall'elfo Feanor, che contro il parere dei Valar si reca con i figli e parte del suo popolo sulla Terra di Mezzo per sconfiggere Morgoth e recuperarli. L'impresa si dimostra superiore alle possibilità degli elfi, dando vita a una lunga serie di tragedie in cui l'avidità e un ottuso desiderio di vendetta prendono il posto della giustizia, portando i Noldor (la fazione elfica di Feanor) a commettere ben tre atti di empietà genocida nei confronti di altri clan elfici. Il disco si chiude con il fallimento dell'impresa, e con i Silmaril ancora nelle mani di Morgoth. Chi volesse sapere come è andata a finire può recuperare il libro.

Dopo una breve introduzione, "Into the Storm" (https://www.youtube.com/watch?v=edRu9SGmm4E) è il primo pezzo vero e proprio, in cui Feanor urla la sua rabbia nei confronti del ladro Morgoth e invoca il giuramento dei propri figli e dei Noldor di recuperare i Silmaril perduti a costo della vita. È uno dei migliori del disco, aggressivo e potente. "Nightfall" (https://www.youtube.com/watch?v=qzSJLlyqh6Q) una stupenda ballata semiacustica in cui è ancora una volta protagonista Hansi Kürsch, uno dei più dotati e carismatici cantanti del power/epic metal.

"The Curse of Feanor" (https://www.youtube.com/watch?v=W-KIejxQp2Y) parla della maledizione di avidità e follia che colpisce i Noldor e a cui abbiamo accennato sopra. Il tono è epico ma anche disperato, e questa forse è una delle motivazioni che rendono i Blind Guardian in generale e questo disco in particolare così riusciti: non c'è il compiaciuto, pompato e stolido epos muscolare di tanti altri dischi epic metal, ma alla base di tutto c'è una storia drammatica che, come le migliori opere mitologiche del passato, racconta dolorosamente il ruolo e la fascinazione per il male e la guerra che sono profondamente radicate nell'animo umano. Non è solo questione della bontà del materiale originale di Tolkien (superbo, naturalmente), ma anche della capacità dei Blind Guardian di comprenderlo e interpretarlo in modo moderno, personale e allo stesso tempo fedele allo spirito dell'opera.

"Blood Tears" (https://www.youtube.com/watch?v=bX2ufvwtSuA), un altro capolavoro di metal epico, lento, addolorato e marziale, racconta la cattura di Maedhros, uno dei figli di Feanor, e del suo imprigionamento nelle prigioni di Thangorodrim, sotto il palazzo di Morgoth ad Angband. Anche in questa canzone si nota la capacità della band di cambiare atmosfera più volte all'interno dello stesso pezzo, rendendo ancora più gustoso e agile l'ascolto. In tutto l'album compaiono poi numerosi strumenti inusuali a supportare il cast principale: ci sono Oliver Holzwarth ai bassi, Mathias Weisner alle tastiere e agli effetti orchestrali, Michael Schüren al pianoforte a coda, Max Zelzner ai flauti, e naturalmente a supporto della voce di Hansi Kürsch ci sono quelle di Billy King, Billy King, Rolf Köhler, Olaf Senkbeil e Thomas Hackmann. Menzione d'onore certamente anche per l'impeccabile team tecnico formato da Flemming Rasmussen, Charlie Bauerfeind, Piet Sielck e Cuny, che si occupano di registrare, missare e ingegnerizzare il suono del disco con risultati nitidi, permettendo a ogni strumento e ogni voce di uscire perfettamente distinta dalle altre pur con un suono complessivo di grande coerenza e unicità.

"Mirror Mirror" (https://www.youtube.com/watch?v=voVly3ooshY) è forse il capolavoro assoluto di tutto l'album: uno dei pezzi di epic metal più riusciti del decennio, guidato da una ritmica furiosa di basso e batteria, con intermezzi melodici delle due chitarre e un ritornello indimenticabile, naturalmente tra innumerevoli cambi di passo e di tono.

"Noldor" (https://www.youtube.com/watch?v=pS-Y6sa5ER0) è una riflessione dell'elfo Fingolfin sulla maledizione che ha colpito i figli di Feanor e il sangue dei loro simili che hanno ingiustamente versato: è un mid-tempo dai toni ancora disperati, con le chitarre di Olbrich e Siepen a tessere elaborate trame musicali; "Time stands still" (https://www.youtube.com/watch?v=AtltpRa0ojE) è un altro grande epos che si avvicina allo speed metal e descrive il duello fra Fingolfin e Morgoth, al termine del quale Fingolfin viene ucciso; "Thorn" (https://www.youtube.com/watch?v=u-Zz4mSWleg) continua l'alternanza fra pezzi rapidi e mid-tempo con un'altra canzone sospesa fra epic metal e ballata semiacustica e con un altro ritornello da pelle d'oca; "The Eldar" (https://www.youtube.com/watch?v=qJ69U0ua_rc), la ballata più intensa e riuscita del disco, è sorretta quasi solo dal pianoforte tragico di Schüren; l'epica "When sorrow sang" racconta le ultime parole di Beren, umano che sta morendo dopo uno scontro con un licantropo servitore di Morgoth; "A dark passage" conclude il disco con il trionfo di Morgoth sugli elfi: è anche il pezzo in cui si sente maggiormente il debito della band nei confronti dei Queen, che emerge in tutto l'album sia per le linee delle chitarre che per l'uso dei cori.

Insomma, dopo questa cavalcata epica di un'ora, non c'è altro da fare che togliersi il cappello e stringere la mano a tutti coloro che hanno partecipato a questa sublime opera d'arte, non ultimo il disegnatore Andreas Marshall che nella sua immagine di copertina raffigura l'elfa Lúthien che fa addormentare Morgoth con la sua danza, riuscendo così nell'impresa di recuperare un Silmaril (le gemme splendenti nella corona di Morgoth) là dove le guerre degli elfi non vi si erano in alcun modo avvicinate.

I Blind Guardian non riusciranno più a raggiungere un tale livello nelle loro opere successive; d'altronde, stiamo parlando di un disco che, capace in modo davvero raro di trattare un soggetto complicato e affascinante, rasenta l'assoluta perfezione formale e non mancherà di emozionare chiunque abbia una passione per il metal melodico e il corpus tolkeniano. Se fate parte di questa categoria e non lo conoscete, ascoltatelo subito e poi andate a cercare la vostra vecchia copia del "Silmarillion", perché vi verrà voglia di rileggerlo.

- Prog Fox

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