(l'album completo si può ascoltare per esempio qui: https://www.youtube.com/
Il 1978 è un anno importante per gli Area (sebbene nemmeno loro sappiano ancora quanto): il gruppo si ritrova dopo un anno passato tra progetti solisti e cambi di organico che avevano sempre riguardato la band fin dalla sua nascita. Nasce così "1978, gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!", quinto album della formazione, dal titolo ispirato a una raccolta di elzeviri di Filippo Tommaso Marinetti ("gli dei se ne vanno, D'Annunzio resta").
Del nucleo storico sono rimasti il superbo cantante e tastierista greco Demetrio Stratos, il bassista Ares Tavolazzi (noto anche come usuale collaboratore di Francesco Guccini), il batterista Giulio Capiozzo e il tastierista Patrizio Fariselli (questi due ritornati dopo una breve assenza), mentre ha definitivamente abbandonato il chitarrista Paolo Tofani. Avendo anche cambiato casa discografica, è terminato il sodalizio con il produttore Gianni Sassi, detto Frankenstein, autore di gran parte dei testi degli album precedenti.
Proprio Stratos è il protagonista del disco, figurandovi come il principale compositore (sebbene tutti e quattro i membri compongano e forniscano apporti a brani).
Tematicamente, gli Area ritornano sui loro passi e dopo la fase più testardamente sperimentale testimoniata dall'ottimo "Maledetti" (1976) incidono un album più simile al loro terzo disco "Crac!" (1975), caratterizzato da canzoni progressive rock e strumentali fusion ai quali non mancano gli usuali sapori mediterranei.
Nonostante l'altissimo valore musicale del complesso, ciò che più profondamente si incide nella nostra memoria sono le canzoni, fra le quali spiccano "Il bandito del deserto", etno prog stupefacente che ci ricorda ancora quale cantante pazzesco fosse Stratos, e la deliziosa "Hommage à Violette Nozieres", capolavoro assoluto della band in cui Tavolazzi sfodera un magistrale tema alla chitarra acustica e Stratos si esalta su liriche che ancora una volta ne mostrano la natura iconoclasta e libera. D'altronde, la canzone si ispira alla figura di Violette Nozieres (ricordata proprio quell'anno da un omonimo film di Claude Chabrol), che nel 1933, a soli 18 anni aveva ucciso il padre che abusava di lei ed era per questo stata condannata all'ergastolo, fra lo sdegno della comunità surrealista che le dedicò appunto un "hommage", raccolta di poesie, illustrazioni e canzoni guidato da Andrè Breton.
Gli strumentali, seppur di alto livello tecnico, risentono un po' di un certo ammorbidimento sonoro: venendo meno la componente più sperimentale, risultano meno interessanti e già sentiti rispetto, per esempio, al sopracitato "Crac!", rientrando più nell'ordinaria amministrazione della fusion, che nel 1978 aveva già espresso le sue opere migliori. Ciò naturalmente non rende il disco meno godibile, anzi, "gli dei se ne vanno..." è probabilmente il più consigliato, con "Crac!", come introduzione della band ai neofiti.
Dopo l'incisione dell'album seguì una nuova pausa, durante la quale a Demetrio Stratos fu diagnosticata una gravissima anemia aplastica. Morì il 13 giugno del 1979, a soli 34 anni, privando il mondo di una delle più grandi voci rock, e di uno dei più creativi e intelligenti personaggi della musica italiana, di tutto il secolo scorso. Gli Area ne rimasero distrutti ma, pur barcollando, incisero un disco strumentale postumo, "Tic & Tac", nel 1980, per poi sparire per oltre un decennio dai radar.
- Prog Fox
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