mercoledì 28 marzo 2018

Terry Riley: "In C" (1968)

"In C" di Terry Riley è considerata una delle più importanti composizioni della musica colta del secondo Novecento. Assieme ai drones di LaMonte Young, si dice che abbia posto le basi della musica minimalista - che questo sia un bene o un male è questione abbastanza dibattuta fra i musicologi e icritici della musica colta - ma noi siamo rocker, a noi queste sottigliezze non interessano.



(la registrazione originale completa si può trovare qui: https://www.youtube.com/watch?v=tbTn79x-mrI)

Ci interessa pensare che Riley, che dopo "In C" incise anche " A rainbow in curved air", in cui ripeteva il giochino con delle tastiere elettroniche, catturò la fantasia dei corrieri cosmici tedeschi (evidentissima l'influenza su Kraftwerk, Can e Tangerine Dream), di prog rockers come gli inglesi Curved Air (che presero nome proprio da quella composizione) o rocker duri e puri come Pete Townshend (che vi si ispirò per esempio per l'introduzione della fantastica "Baba O'Riley" che nel 1971 apriva "Who's next", o per le tastiere di "Quadrophenia").

Che sentimenti provoca, all'ascolto odierno, un pezzo del genere? Sicuramente per apprezzarlo bisogna conoscere qualche retroscena. Riley volle combinare i principi della musica seriale e di quella aleatoria in questo brano: per la sua esecuzione non è fissato il numero dei musicisti e nemmeno sono fissati gli strumenti.

Viene previsto un esecutore che fornisce il ritmo al brano ripetendo ossessivamente note in do ("C" in inglese, appunto), e sono previste 52 brevi melodie (che durano da 1 a 32 battute ciascuna), che vanno suonate nell'ordine previsto MA ogni singolo musicista può suonarla un numero arbitrario di volte (compreso saltarne qualcuna!), sempre che il direttore dell'esecuzione riesca a far rimanere tutti i musicisti al massimo entro due o tre melodie di distanza gli uni dagli altri.

La durata del pezzo, quindi, non è fissa - ne sono state registrate versioni da 15 minuti e da un'ora e un quarto, anche se la prima registrazione durò 42 minuti.

L'effetto complessivo sull'ascoltatore è straniante, fa quasi l'effetto di stormi di uccelli schiamazzanti, in cui si coglie una unità d'insieme pur nella chiara percezione di uno sfasamento interno fra uccelli e uccelli. Sicuramente interessante, sicuramente innovativo e influente, altrettanto chiaro che non sia particolarmente fruibile o godibile.

Ma d'altronde sperimentare significa anche rischiare. È chiaro che la genialità dell'idea merita apprezzamento, e ne merita anche di più perché non implica la volontà di essere violentemente anti-melodica, come la molto più fruibile "A rainbow in curved air" dimostrerà solo a pochi mesi di distanza.

Di certo è un'opera che per la sua importanza va ascoltata almeno una volta nella vita.

- Prog Fox

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