"A night at the opera" aveva reso i Queen delle superstar del rock inglese. "A day at the races" aveva l'arduo compito di farli rimanere tali. Obiettivo perfettamente riuscito, grazie a un disco complesso e articolato che andava del tutto in controtendenza ai tempi punk che erano da poco iniziati.
Dopo il successo incredibile di "A night at the opera" (1975), e soprattutto del singolo principale tratto dall'album, "Bohemian Rhapsody", i Queen si trovano proiettati fra le superstar degli anni settanta e devono replicare con un adeguato seguito al disco. Nasce così un secondo album il cui titolo è tratto da un film dei fratelli Marx, "A day at the races" (1976), altro grande successo di pubblico e, a nostro parere, uno dei migliori album della band (seppur non in quella fascia iperborea di capolavori che comprende il più illustre e sunnominato predecessore).
La prima canzone dell'LP è "Tie your mother down", un hard rock sarcastico e senza compromessi ispirato palesemente a "My guitar wants to kill your mama" di Zappa (uno degli eroi del complesso), che racconta la storia di un capellone il cui rapporto con una ragazza è osteggiato dalla conservatrice famiglia di lei. L'umore cambia completamente con l'arrivo del primo diamante del disco, "You take my breath away" (https://www.youtube.com/
"Long away" è una ballata elettroacustica di May, graziosa ma senza acuti, con il chitarrista che è anche voce solista della canzone. "The Millionaire Waltz" (https://www.youtube.com/
Il bassista Deacon compone l'uptempo "You and I", una canzone d'amore quasi alla Elton John, che si fa notare per un ottimo ritornello in crescendo e un bridge in cui l'interpretazione di Mercury ruba l'attenzione.
Poi si apre il lato B, e qui tocca fermarsi un attimo e prendere fiato, perché quella davanti a cui ci troviamo è una delle pagine più alte del rock degli anni settanta. "Somebody to Love" (https://www.youtube.com/
"White Man" è un altro hard rock di May, dedicato alla sofferenza dei nativi americani; un buon brano che spezza il ritmo del disco aggiungendo varietà, senza essere di per sé particolarmente memorabile. Mercury poi compone "Good old-fashioned lover boy" (https://www.youtube.com/
L'album si chiude poi con due brani minori, la sognante, psichedelica "Drowse" del batterista Taylor, che la canta anche, e "Teo Torriatte", ballata composta come tributo di Brian May ai fan giapponesi del complesso, e in cui Brian suona pianoforte e harmonium.
Che si può dire dell'album? Certamente non è ai livelli stellari del precedente "A night at the opera", ma si parla comunque di un ottimo disco per la band inglese, che riesce nella non facile impresa di confermarla come una delle migliori degli anni settanta su questa sponda dell'Atlantico. Per qualunque altro gruppo, "A day at the races" sarebbe stato il culmine di una carriera. Per Mercury e soci, invece, non è nemmeno nella top 3. Questo, naturalmente, non vi esime dall'ascoltare e venerare anche questo LP.
- Prog Fox
Nessun commento:
Posta un commento