venerdì 9 dicembre 2016

Cream: "Fresh Cream" (1966)

Il termine supergruppo è certamente stato abusato nel corso degli ultimi ottomila anni di rock, ma se c'è stato un gruppo che è stato supergruppo da subito, e che rappresenta l'antesignano di tutti costoro, sono i Cream, oggi purtroppo noti soprattutto se non quasi esclusivamente per essere stati il gruppo che ha lanciato Eric Clapton.




Intanto va già notato l'errore: solo perché tutti si sono dimenticati ahinoi degli ottimi Yardbirds e dei Bluesbreakers di John Mayall, non si può affermare che i Cream abbiano lanciato Eric Clapton. Tutt'al più, ne hanno consacrato la fama, sempre che si potesse aumentare quella di un ragazzo di 20 anni di cui i muri di Londra scrivevano "Eric Clapton is God" prima ancora che incidesse una nota con i Cream.

Cream supergruppo, si è detto: oltre a Clapton, di cui si è ampiamente parlato, vanno considerati almeno pari al chitarrista gli altri due membri di questo vero e proprio power trio, ovvero il bassista Jack Bruce, una delle figure più carismatiche del rock inglese degli anni sessanta, e il batterista Peter "Ginger" (roscio) Baker.

Jack Bruce e Ginger Baker erano bluesmen e jazzisti di esperienza: c'è da ricordare che in UK all'inizio degli anni sessanta la scena blues e jazz era molto liquida; i giovani infoiati di musica afroamericana mandavano giù tutto insieme, senza essere a conoscenza e senza interessarsi delle differenze e delle distinzioni fra i due mondi, purché fosse musica alternativa che arrivasse dall'America. Nel 1966 il british blues è ovunque e molte delle band che si dedicano a pop e rock hanno almeno un minimo di competenza nel genere.

I Cream arrivano sulla scena quando la maggior parte dei gruppi della prima British Invasion si è spostata dal blues al rock, tendenzialmente perdendo la 'negritudine' e gli aspetti r&b nel processo. I Cream giungono così in tempo per proporre una alternativa, il loro 'blues supersonico' che si può dire apra la strada alla seconda era del blues inglese (Fleetwood Mac, Savoy Brown, e compagnia cantante), ma che influenzerà anche tutta una schiera di artisti che inventeranno l'hard rock (come Led Zeppelin, Black Sabbath e Deep Purple).

I Cream infatti continuano a portare su disco e nei concerti i classici del blues proprio quando le altre band, Rolling Stones in testa, hanno ormai abbandonato il loro uso per dedicarsi esclusivamente alla produzione di brani propri. La versione dei Cream di questi classici, però, non ha nulla a che vedere con niente che si sia sentito prima: si ascolti la loro versione di "Rollin' and Tumblin'" (https://www.youtube.com/watch?v=TNB0BxB83JY), accelerata e lancinante, con l'armonica gettata a perdifiato su una distesa di percussioni impazzite e taglienti come rasoi, che si tramuta in un vero e proprio inno all'autodistruzione con pochi eguali nella storia del rock - e senza nemmeno aver bisogno di un assolo di chitarra!

Se il blues supersonico è una delle due componenti della musica dei Cream, l'altra è la canzone psichedelica. Lo stesso 9 dicembre del 1966 in cui viene pubblicato "Fresh Cream", primo LP della band, il gruppo pubblica anche il primo singolo, "I feel free" (https://www.youtube.com/watch?v=n4EUlyduEb4), spettrale brano che alterna momenti da ballata di jazz rock dai cori angelici ad altri segnati da sferzate violente di chitarra e batteria. Non appare nell'album inglese mentre è il brano di apertura della versione americana, grande perplessità a riguardo, ma era costume diffuso all'epoca fare versioni diverse da paese a paese.

La versione UK del disco si apre con quattro pezzi inediti della band: "N.S.U.", ferale dichiarazione di intenti di Jack Bruce ("the only type I'm happy is when I play my guitar") sospesa fra hard rock e psichedelia; "Sleepy time time", un blues segnato dal drumming jazzato di Baker e dal solismo gustoso e controllato di Clapton; "Dreaming" (https://www.youtube.com/watch?v=4VEJDYExTNI), una delicata, sognante canzone in cui emerge per la prima volta il lato folk jazz di Bruce, che tanto esplorerà nella sua futura carriera solista; la stortissima "Sweet Wine" di Baker, altro brano dall'andamento duale, con peculiarissima struttura ritornello (ritmato)-strofa (morbida)-ritornello-assolo-strofa-ritornello.

A partire da "Spoonful" di Willie Dixon, che chiude il lato A, il resto del disco è composto da cover blues: lo strumentale "Cat's squirrel", con Bruce all'armonica e un ottimo Clapton; una versione jazzata di "Four until late" (cantata da Clapton), un vecchio blues di Robert Johnson, l'autore preferito del chitarrista; e oltra alla già citata "Rollin' and Tumblin'" si fa notare la straordinaria versione del gospel blues "I'm so glad" (https://www.youtube.com/watch?v=YEX9VU_YZzk), un pezzo del 1931 il cui successo riportò alla luce la figura di Skip James (con molta gioia del suddetto): Clapton ci delizia con un arpeggio elettrico degno dei Byrds e Bruce giganteggia in una interpretazione vocale tra gospel e rock, mentre il suo basso tambureggiante traccia vigorose figure ritmiche.

Il disco si chiude con "Toad", assolo di batteria di Baker che purtroppo darà il via a una tanto notoria quanto deleteria abitudine della musica rock.

Nel complesso "Fresh Cream" è un ottimo album che porta alla luce il talento di bassista e compositore di Jack Bruce (e del suo co-autore usuale, il poeta e scrittore Pete Brown) e consolida la posizione di Clapton come migliore chitarrista del momento. Momento che non durerà a lungo, suo malgrado, dato che una settimana dopo, un ragazzo di Seattle trasferitosi in Inghilterra, e grande fan di Eric, gli sottrarrà lo scettro per non restituirglielo più. Ma questa è un'altra storia.

- Red

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