sabato 17 dicembre 2016

Genesis: "Wind and Wuthering" (1976)

Oggi celebriamo i quarant'anni di "Wind and Wuthering", ultimo album della fase progressive dei Genesis, e ultimo disco della band con il chitarrista Steve Hackett. Un bel canto del cigno per la fase art rock del gruppo, un disco invernale e nebbioso che ben si presta alle atmosfere di questo periodo dell'anno.




(il disco completo si può trovare qui: http://www.deezer.com/album/300490 oppure qui: https://www.youtube.com/watch?v=9BQCb0KGHck)


Dopo essere riusciti a vincere lo shock per la partenza di Peter Gabriel impiegando il batterista Phil Collins come cantante a tempo pieno e producendo il buon "A Trick of the Tail" (1976), i Genesis decidono di tornare in studio entro la fine dell'anno per dargli un seguito, ancora una volta all'insegna del loro progressive rock romantico.

Il disco viene inciso fra settembre e ottobre in Olanda, e pubblicato il 17 dicembre. La copertina invernale e nebbiosa si confa perfettamente al contenuto dell'album, dominato da colori grigi e da una luminosità invernale, da un clima di irrealtà che conosce bene chi ha vissuto la nebbia delle campagne inglesi o della pianura padana.

Avendo deciso di abbandonare le atmosfere magiche e mitologiche degli album precedenti, i Genesis aprono l'album con un duo di cavalcate epiche radicate nella realtà: "Eleventh Earl of Mar" (https://www.youtube.com/watch?v=xxc0IGNthNo, di otto minuti) racconta la rivolta di John Erskine, nobile scozzese giacobita, contro Re Giorgio I d'Inghilterra tra 1714 e 1716, conclusasi con la sua sconfitta e l'esilio in Francia. Lo fa con toni aggressivi rafforzati dalla voce arrabbiata e quasi disperata a tratti di Collins, qui in una delle sue migliori interpretazioni vocali con la band; eccellente anche la sezione centrale con il fin troppo breve assolo di chitarra di Steve Hackett. "One for the vine" (https://www.youtube.com/watch?v=p2kRc2aHTnk, di ben dieci minuti), forse il pezzo migliore del disco, ha ancora temi marziali, e parla di una lunga e infausta campagna militare, con una struttura lirica a nastro di Moebius quasi lynchiana e che merita davvero una lettura. È una lunga, avvolgente ballata progressive dal tono struggente, infusa di momenti musicali epici, tra i quali spiccano l'ottima sezione centrale, con un assolo del tastierista Banks degno di una "Firth of Fifth" e il maestoso finale.

"Your own special way" è una canzone romantica inusuale per i Genesis fino ad allora. Benché composta dal bassista Rutherford, il malaugurato successo commerciale del singolo tratto da questa trascurabile lagnetta fornì fin troppe idee per la carriera commerciale di Phil Collins e dei Genesis del futuro. "Wot Gorilla?" è un altro brano decisamente non indispensabile, tre minuti strumentali tratti da una sezione di "One for the vine" riletta in chiave quasi fusion da Collins, che all'epoca si divertiva anche a incidere jazz rock con il suo progetto alternativo, i Brand X (quanta amarezza, Phil, quanta amarezza).

"All in a mouse's night" e "Blood on the rooftops" aprono il lato B con altri esempi di prog invernale: la prima è una ritmata cavalcata tastieristica dai toni ariosi, mentre la seconda è un forte attacco al cinismo e al consumismo dei media, in particolare della televisione, espressa in musica con toni austeri e solenni. "Unquiet slumbers for the sleepers in that quite earth" è uno strumentale in due parti, il cui titolo trae spunto dalle parole con cui si chiude il libro "Wuthering Heights" di Emily Bronte (da cui anche in parte il titolo dell'album!). Rappresenta anche il punto di partenza da cui prenderà spunto la futura carriera solista di Hackett.

"Afterglow" (https://www.youtube.com/watch?v=xA_uWtbXnh8) chiude l'album con un altro pezzo romantico, costruito su una progressione semplice e un notevole crescendo, con maestosi cori di supporto. Il brano, fra i migliori dell'album, resterà immancabile nelle esibizioni dal vivo della band per molti anni.

"Wind and Wuthering" è un buon album, dominato, nel bene e nel male, dalle tastiere ariose di Banks, che gli donano una atmosfera unica e una chiara unità concettuale. Il disco, che conferma le capacità nel progressive del gruppo, ne è però il canto del cigno. Steve Hackett lascia dopo il successivo tour, per dedicarsi a una proficua carriera solista, tutta condotta nell'alveo del progressive degli esordi. I tre Genesis rimasti, dopo una iniziale incertezza, inizieranno a demolire le proprie credenziali progressive e a dedicarsi sempre più a un rock classico, prima con risultati anche apprezzabili, ma poi finendo per rovinare completamente la reputazione del gruppo come poche altre band hanno fatto nel corso della propria carriera.

Ma il 17 dicembre del 1976, i loro fan e gli amanti del prog potevano ancora cullarsi nella nebbiosa atmosfera decembrina di questo piccolo classico del tardo progressive anni settanta.

- Prog Fox

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