sabato 10 settembre 2016

Miles Davis: "Round about midnight" (1956)

Il 10 settembre del 1956 viene completata la terza e ultima seduta di registrazione del disco di Miles Davis "Round about midnight", disco fondamentale lungo la strada che porterà il trombettista afroamericano al capolavoro "Kind of Blue". 



(https://www.youtube.com/watch?v=sCRjn79DL74)

Nel 1956, Miles Davis ha da poco riconquistato la ribalta dopo qualche anno di lontananza, per via di problemi di salute dovuti anche ad abuso di droga. Ha da poco radunato un quintetto che resterà leggendario, del quale fa parte, tra gli altri, un giovane sassofonista, bravissimo e dannato, di cui si sentirà poi molto parlare: si tratta di John Coltrane.

All’epoca, Davis è ossessionato dal brano “Round Midnight” del leggendario pianista Thelonius Monk. Ci lavora ossessivamente, studiandolo ed eseguendolo, sferzato dalle critiche spietate dello stesso Monk. Quando finalmente la sua versione del brano è pronta, anche Miles è pronto ad una svolta che farà storia e che porerà, di lì a pochi anni, alla rivoluzione
di “Kind of Blue”.

Le tre sessioni di registrazione del disco, edito per la Columbia quando ancora Davis era sotto accordo con la Prestige, vennero svolte lungo 11 mesi, e restituirono un disco che contiene le prime avvisaglie di quella tensione: il trombettista si spende per costruire trame crepuscolari, la sua tromba pennella per la prima volta colori inquieti e carichi di interrogativi, misteriosi, impressi indifferentemente su atmosfere cinematiche ed urbane quanto su brani più emotivi e soft.

L’apporto di Coltrane è già cruciale, la dolcezza del suo sax perfetto contrappunto all’irrequieta tromba di Davis. Lo stesso si può di Red Garland e del suo piano, brillante ma sempre misurato negli assoli, e perfettamente a suo agio quando accompagna la sezione ritmica, formata da Paul Chambers al contrabbasso e Philly Joe Jones alla batteria.

“Round About Midnight” è un album di jazz immediato ma ricco di sfaccettature, capace di restituire diverse sfumature a diversi ascolti. Un album eccellente per avvicinarsi al jazz ed affrontarne la ciclopica complessità senza rimanerne soverchiati.

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