(la versione deluxe, che include il live del successivo tour, si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/
Porsi di fronte a questo album per recensirlo è operazione difficilissima; difficilissima in quanto il disco porta con sé il segno definitivo del lutto, della perdita, della nostalgia. "Anime Salve" è infatti l'ultimo (e tredicesimo) album in studio del cantautore genovese, che scomparirà l'11 gennaio del 1999, meno di tre anni dopo la sua pubblicazione. Resta quindi il testamento del suo autore, e come tale si porta dietro inevitabilmente il marchio dell'amore dei fan e una certa indulgenza dei critici.
Se in alcuni casi di artisti scomparsi questa indulgenza può avere ammorbidito un giudizio altrimenti non così positivo, in altri casi la morte ha cristallizzato la figura dell'artista in un momento particolarmente brillante della sua parabola musicale. E c'è un filo sottile che conduce alcuni di questi testamenti che impressiona per la loro definitività, e il loro abbagliante splendore: Jim Morrison che canta "Riders on the Storm", l'ultimo brano del suo ultimo album con i Doors, "LA Woman"; Freddie Mercury in "Show must go on", ultima traccia di "Innuendo"; David Bowie con "I can't give everything away" che chiude "Blackstar". E Fabrizio de Andrè con "Smisurata Preghiera".
Ma torniamo ad "Anime Salve" in quanto disco, provando a fingere che non sia un testamento, provando a recensirlo come un disco 'qualunque'. Beh, che non sia un disco qualunque lo si capisce dal primo pezzo, che ascoltiamo mentre scorriamo i nomi accreditati nelle note di copertina. Intanto De André si fa accompagnare come co-autore dal concittadino Ivano Fossati - d'altronde Faber è ben noto per essere piuttosto prodigo di diritti d'autore, e interessato a scrivere assieme a chiunque gli capiti sotto mano, purché abbia talento - dai New Trolls di "Senza orario, senza bandiera" al Francesco de Gregori di "Volume VIII", dal Massimo Bubola del 'disco dell'Indiano' al Mauro Pagani di "Creuza de ma".
E poi le canzoni, fin dall'apertura di "Prinçesa", mostrano ancora una volta la passione di De André per gli sconfitti, i diversi, i dimenticati di ogni segno. "Prinçesa" è la storia della transessuale brasiliana Fernanda Farias De Albuquerque (raccontata nell'omonimo libro autobiografico); "Khorakhané" narra le vicissitudini e peripezie dell'omonima etnia rom balcanica di religione musulmana; "Disamistade" parla di una faida familiare in Sardegna; "Â cúmba", tutta in genovese, denuncia sarcasticamente il maschilismo dietro alle usanze tradizionali del chiedere la mano della figlia al padre; e poi c'è, naturalmente, "Smisurata Preghiera".
Le altre canzoni del disco sono tematicamente più 'normali': un amore infantile ("Ho visto Nina volare"); un tema 'marittimo' di ambientazione genovese che ricorda le atmosfere di "Creuza de ma" ("Le acciughe fanno il pallone"); la follia causata da un amore non corrisposto ("Dolcenera"; un leitmotiv di De André fin da "La Ballata dell'Amore Cieco", del 1966); e un generale inno alle anime solitarie nel duetto con Ivano Fossati che dà il titolo al disco e che rappresenta il migliore dei brani di questo gruppetto (https://www.youtube.com/
Al di là dell'eccelsa qualità delle tematiche trattate e della loro resa in liriche, la musica riesce a stare ampiamente al passo, essendo una summa della seconda stagione dell'opera del cantautore genovese, quella inagurata con le prime sperimentazioni etniche di "Rimini" (1978). Il folk di De André trae linfa vitale e aggiorna alla propria poetica il linguaggio delle musiche mediterranee, balcaniche, latinoamericane, in un tutto armonioso pur nella sua apparente, incoerente giustapposizione di stili.
Tra i tanti musicisti ospiti che contribuiscono all'eclettica riuscita dell'album ricordiamo i batteristi Ellade Bandini (compagno storico di tanti cantautori, da Guccini a Branduardi) ed Elio Rivagli, il cui splendido apporto impreziosisce la ritmica di "Smisurata Preghiera"; Franco Mussida della PFM, la cui chitarra classica compare nello stesso brano; e tutta la famiglia De André al gran completo, con la moglie Dori e i figli Cristiano e Luvi; e due dei principali collaboratori dell'album, che purtroppo non sono più fra noi: il tastierista e arrangiatore Piero Milesi, morto per un infarto a 58 anni; e il percussionista Naco, scomparso prima della pubblicazione del disco in un incidente stradale.
Finito? No, c'è ancora una cosa da dire, una canzone di cui parlare. Alla fine dell'album c'è, come abbiamo già detto, il testamento musicale di De André, c'è "Smisurata Preghiera", dove 'smisurata', nelle parole di De André stesso, significa 'fuori misura'. Un canto dedicato ai "servi disobbedienti alle leggi del branco", alle minoranze, ai diseredati, ai falliti. Che De André si ritrovi facilmente in questa categoria umana non deve poi sorprendere più di tanto: nonostante il successo economico e artistico, nonostante l'amore incondizionato dei suoi tanti ammiratori, l'uomo presenta i suoi lati oscuri - le vicende familiari, il carattere complesso, il rapporto controverso con il figlio, i litigi veri o presunti con i colleghi, l'alcool, la relazione talora difficile con la sua città (che per esempio gli rimprovera di non sapere davvero parlare genovese, lui che veniva da una famiglia borghese e che in casa, a suo dire, parlava francese più che italiano) - meditare su questo e masticare il senso della figura reale dell'uomo Fabrizio de Andrè rende più vive e più sofferte - meno astratto gioco intellettuale di una delle più raffinati menti artistiche della musica popolare italiana - le ambizioni, le delusioni, gli amori e le passioni del cantautore, la sua vicinanza con gli sconfitti, gli umili e i diversi.
Una vicinanza, o comunque uno slancio alla vicinanza, alla comprensione, al sentirsi uniti come parte dell'immenso 'umano desolato gregge' ("Recitato e Corale", 1968), di cui in questi giorni e anni di odio, terrorismo, divisione e guerra, avremmo un immenso, anzi, uno smisurato bisogno.
- Prog Fox
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