Black Sabbath: "Technical Ecstasy" (1976)

Il 25 settembre si festeggiano anche i 40 anni di "Technical Ecstasy". Settimo disco dei Sabbath, vede la band proseguire nel discorso 'sperimentale' di "Sabotage", nel tentativo di non fossilizzarsi sul successo di "Sabbath Bloody Sabbath". Passo falso o tentativo riuscito? Voi che ne dite?

(qui per il disco originale: http://www.deezer.com/album/7562678)

"Technical Ecstasy" arriva in un momento particolarmente difficile per i Black Sabbath. Dopo "Sabbath Bloody Sabbath" del 1973, la band cerca infatti di resistere al successo sempre maggiore e alla tentazione di ripetersi. Dopo "Sabotage" (1975), che già inizia ad ampliare l'ambito di scrittura della band, si giunge così nel giugno del 1976 all'incisione del settimo album del gruppo, che rimarrà un altro disco interlocutorio, anche se non disprezzabile, per Ozzy e compagni.

"Back street kids" e "All moving parts" ripercorrono tracce già conosciute, continuando a puntellare le fondamenta di tutto l'heavy metal moderno. Ma il resto dell'album segue percorsi diversi: "You won't change me" ricorre ad accordi minori per conferire al pezzo, impreziosito da un incisivo assolo di Iommi, un'aria dolente. "Rock'n'roll doctor" torna addirittura al blues delle origini, abbandonato durante i lavori del primissimo album del gruppo. "It's alright" è una ballad scritta e cantata nientemeno che dal batterista Bill Ward. "She's gone" è un'altra malinconica ballata crepuscolare per chitarra acustica e archi.

Il pezzo forte dell'album è comunque una classica canzone metal, la stratosferica "Dirty women", sette minuti aperti da un classico riff di Iommi, condotti dalla voce infame e perversa di Ozzy, bilanciati dall'ottimo lavoro della sezione ritmica che gestisce con efficienza e ragionevole fantasia i cambi di tempo, e chiusi da un riff nientemeno che epico.

È solo un disco normale, per una band come i Black Sabbath - ma resta una delizia per l'appassionato di hard'n'heavy anni settanta.

- Prog Fox