L'8 maggio di cinquant'anni fa vengono concluse le registrazioni di "The Exciting Wilson Pickett", importante album della vicenda artistica del grande artista r&b/soul afroamericano - tanto exciting quanto brutto il suo titolo.
Dicono che il soul sia la musica dell’anima. E’ assolutamente vero. Ma io sono di parte poiché questo genere rappresenta per me uno dei più grandi amori di sempre da quella volta che mio padre, decidendo di aggiustare i pensili della cucina, pose come sobrio sottofondo musicale “King” James Brown a volume da lite condominiale. In quel preciso istante il soul é entrato nella mia vita a gamba tesa e, anche se oggi è la festa della mamma, io vorrei dedicare spazio e tempo a una persona che mi ha dato tanto in tutti questi anni: Wilson Pickett (tanto mia madre la sentirò al telefono e, nonostante i 2000 km che ci separano, dovrò comunque sorbirmi una ramanzina).
Nonostante il terribile completo color aragosta sfoggiato sulla copertina del disco, “The Exciting Wilson Pickett” rappresenta uno dei capolavori di questo ragazzo nato in Alabama nel 1941 e che, a soli 14 anni parte, alla volta di Detroit per trovare la sua strada. Come solista, trova la sua fortuna utilizzando un approccio alla musica R&B che lo rende assolutamente originale rispetto alla scena musicale dell’epoca in cui, perlopiù dominavano i più classici Aretha Franklin e Otis Redding.
Pickett declina la morbidezza e la fluiditá del soul a tutte le sfumature ruvide del rock e la sua voce potente, vibrante - e in grado di adattarsi a qualsiasi registro - infiamma gli animi di chi lo ascolta (e tanto ci ricorda quella di Bobby Womack, altro gigante del soul che pure ha collaborato con Pickett in questo disco donandogli la coinvolgentissima “She’s so good to me”).
Il risultato di questo disco é un mix di soul, blues e rock’n’roll, Pickett é letteralmente ‘exciting’, ‘on fire’ e tutte le altre definizioni che vogliate usare per definire la sua esagitazione sono assolutamente doverose.
Si parte col rock n’ roll di “Land of 2000 Dances” in cui é impossibile restare a fare da tappezzeria e tenere i piedi incollati al pavimento; si degusta con estremo piacere la massiccia e splendida sezione di fiati di “Barefootin”, ci si scuote sui riff ruvidi di “Ninety-Nine and a Half (Won't Do)”, si muovono i fianchi al suadente coro di voci femminili in “It’s all over” - una vera canzone d’amore.
Il disco non brilla certo per la potenza dei testi, ma anche CHISSENEFREGA. Questo é uno di quei casi in cui ci si deve semplicemente arrendere al demone della danza, del canto e delle good vibes, senza riserve e possibilmente non da soli.
Ancora meglio se l’ascolto é accompagnato da una tranquilla cena in casa e da svariati bicchieri di vino rosso: ci si leva le scarpe, si balla, ci si guarda negli occhi e si finisce in orizzontale come é giusto che sia (non provate a dire che è lo stesso con Marvin Gaye, per cortesia.)
Il soul è così. Non è musica, è uno stile di vita che si sente dentro, nella pancia. O ce l’hai o non ce l’hai.
#LiveSoulLoveSoul
- Vale
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