("God only knows": https://www.youtube.com/
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È strano pensare al destino di un gruppo come i Beach Boys e di un artista come Brian Wilson. Preda di depressione e lsd, Brian si ritira dalle scene e lascia il resto della band a occuparsi dell'aspetto concertistico, si ritira nel suo studio di registrazione sulla spiaggia e, lasciato del tutto a se stesso, parte di capoccia. Brian deve comporre un album che sia un megasuccesso commerciale come vogliono il padre e la casa discografica, ma allo stesso tempo vuole produrre un disco artisticamente integro. Basta surf e macchine da corsa: temi alti, nobili - una "teenage symphony to God".
La pressione finirà per stritolare Brian (che ci metterà 7 mesi solo per registrare "Good vibrations", che infatti non appare sull'album, e poi ha un vero e proprio esaurimento nervoso), ma intanto gli permette di comporre e incidere "Pet Sounds". Come abbia fatto questo album ad avere tale successo di critica e pubblico è del tutto incomprensibile a chi scrive - e non certo per la qualità del materiale, che è assolutamente superba.
Da un lato non si capisce quale tipo di mercato possano avere queste canzoni: si tratta perlopiù di pop orchestrale, iperarrangiato ma molto remoto da qualsiasi tendenza del rock dei tempi, anzi molto remoto dal rock'n'roll in generale (a eccezione di un paio di episodi, il pezzo di apertura "Wouldn't it be nice" e il riarrangiamento di "Sloop John B"); dall'altro, i temi delle semplici, dimesse liriche sono i 'banali' patemi d'animo di un giovanottone borghese che cerca il suo posto nella vita all'uscita dall'adolescenza - si lamenta perché non può ancora andare a vivere con la ragazza che vuole sposare ("Wouldn't it be nice"), si sente a disagio nel mondo degli adulti ("I just wasn't made for these times"), insomma non esprime nulla che possa attirare la critica rock'n'roll, sempre innamorata dei cattivi ragazzi, di quelli che vogliono spaccare il mondo, degli alternativi (anche se i brani strumentali nascondono finezze e genio negli arrangiamenti degni di un Riz Ortolani o di un Ennio Morricone: si ascolti la title track per esempio).
Allora bisogna forse credere che per una volta la forza della musica, nel suo essere il coronamento di un percorso artistico - dell'autore Brian Wilson e dei Beach Boys come cantanti e come band - sia riuscita da sola a superare qualsiasi pregiudizio di critica e pubblico e a imporsi in un momento storico in cui nessuno avrebbe scommesso una lira sulla riuscita di un progetto del genere.
E se si ascolta "God only knows", i tre minuti più sublimi che siano mai stati scritti, arrangiati e cantati nella storia del rock'n'roll (il fratello Carl Wilson maestro di cerimonie in questo caso), l'estasi è completa.
- Prog Fox
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