mercoledì 9 marzo 2016
Enya: "Enya" aka "The Celts" (1986)
(l'album completo si può trovare qui: https://www.youtube.com/watch?v=FUfrzSrjuhg)
Eithne Pádraigín Ní Bhraonáin (Enya Patricia Brennan in forma anglicizzata) nasce il 17 maggio del 1961 nel Donegal, una delle regioni irlandesi in cui è più diffusa la lingua tradizionale dell'isola, una striscia di terra schiacciata fra l'Irlanda del Nord e l'Oceano Atlantico. Eithne è una dei nove figli di Leo e Baba Brennan, entrambi musicisti. Leo faceva parte del giro delle Irish showband (celebrato da Roddy Doyle nel suo libro "The Committments"), prima di usare i proventi delle sue attività per aprire un pub, "Leo's Tavern", nel 1968, nel quale si suonasse musica dal vivo; Baba era una insegnante di musica.
Continuamente a contatto con il mondo della musica, folk e non solo, i nove figli di Leo e Baba imparano tutti a suonare e cantare, e si esibiscono occasionalmente nel pub dei genitori. Tre di loro, Ciaran, Pol e Maire, fondano i Clannad con gli zii Noel e Padraig O Dugain (anglicizzato Duggan) nel 1973, e diventano presto uno dei più importanti gruppi di folk rock irlandese. Nel 1980, Enya, appena diciannovenne, lascia il music college dopo un anno di studi per unirsi al gruppo dei fratelli. Nel 1982, Enya decide di lasciare i Clannad per dedicarsi alla carriera solista, associandosi al produttore Nicky Ryan e a sua moglie, la poetessa e cantante Roma Ryan, anch'essi ex-collaboratori dei Clannad.
Dopo alcuni anni di lavoro in tono minore (per una colonna sonora, per una compilation di vari artisti e per un album del folksinger Christy Moore), Enya fa il suo debutto su album solista nel marzo del 1987 con l'omonimo "Enya" (che dal 1992 verrà ripubblicato col nome di "The Celts"). Il disco nasce come una selezione di circa 40 minuti del lavoro di Enya per la colonna sonora del documentario della BBC "The Celts", che totalizzava in tutto 72 minuti.
"The Celts", pur nella sua natura per forza di cose frammentaria, con poche composizioni di ampio respiro e molti interludi brevi, mostra già una artista convinta dei propri mezzi e con idee significative. L'impostazione generale della musica è quella di un arioso folk pop basato sull'uso delle tastiere e delle sovraincisioni vocali, che attinge grandemente alla tradizionale musica irlandese e, nelle liriche composte da Roma Ryan, alla mitologia celtica e alla storia d'Irlanda.
L'album si apre con "The Celts", che imposta già il tono di tutto l'ellepì: un solenne brano dominato dalle tastiere e dagli intrecci vocali di Enya, arrangiato con un uso suggestivo di percussioni, all'incrocio fra musica liturgica, musica tradizionale e pop, in una combinazione che, piaccia o meno (e a Enya non piaceva) fu identificata come esemplare appartenente al genere new age. Segue "Aldebaran", in cui le tastiere di Enya emulano il suono dell'arpa.
"I want tomorrow" fu il primo singolo tratto dall'album, e il primo di Enya in assoluto. Cantato in inglese, ospita la chitarra elettrica di Arty McGlynn ed è una delle canzoni più marcatamente pop del disco. Un altro brano solenne e doloroso, "March of the Celts", fu il primo pezzo del disco a essere inciso, come demo per il regista David Richardson, che lo convinse ad affidare tutta la colonna sonora a Enya.
Con questo quarto d'ora di livello sublime finisce la parte più organica e interessante dell'album - i brani successivi intervallano nove frammenti della durata di uno o due minuti a quattro composizioni di maggiore lunghezza (anche se "Portrait" passerà da uno a tre minuti di durata nella ristampa del 1992) - e, per quanto questo consenta una certa varietà nelle melodie, rimane l'impressione che alcuni momenti si sarebbero potuti sviluppare maggiormente, rendendo l'ascolto più singhiozzante.
Fra i pezzi 'completi', si distinguono la meravigliosa elegia "The Sun in the Stream", con le uilleann pipes di Liam O'Flynn, dedicata alla figura mitologica del 'salmone della sapienza'; la dolente "Boadicea", ispirata alla regina Boudica dei Britanni che combatté contro gli invasori romani nel primo secolo dopo Cristo e si diede la morte una volta sconfitta; e "To go beyond (II)", una versione estesa di un precedente frammento, che dimostra un po' ciò che sosteniamo sulla opportunità di dare ai brani lo spazio e il tempo necessari ad evolversi, trasformando qui un gradevole interludio in un momento magico dell'album anche grazie al violino da brividi di Patrick Halling.
Fra i frammenti, probabilmente "Deireadh an Tuath" è quello che più anticipa il suono avvolgente dei futuri lavori della cantante e musicista irlandese; "Bard Dance" quello che più ci indispettisce per non essere stato sviluppato in un pezzo vero e proprio.
Il buon risultato commerciale dell'album, spinto dalla sua presenza nel documentario della BBC, porta Enya a firmare per la major Warner. Nel giugno del 1987, Enya entra in studio per incidere il suo secondo album, "Watermark", dal quale fu estratto il singolo "Orinoco Flow", che sarà un successo mondiale, portandola al numero #1 in classifica in Inghilterra, e cambiando per sempre la sua carriera. Ma questa è un'altra storia.
- Red
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